La vita dei 105 imperatori romani non era così fluida e serena come un comune mortale può immaginare. Il complotto e il pericolo erano sempre presenti, ecco che a proteggerli nacquero i Pretoriani.

Sapete quanti furono gli imperatori romani dal 27 a.C. (anno in cui Ottaviano Augusto fu nominato primo imperatore) al 476 d.C., caduta dell’impero d’occidente? Furono 105. Quasi il 70% di essi morì assassinato, avvelenato o talvolta costretto al suicidio. Spegnersi nel proprio letto veniva considerato un caso eccezionale, era un lusso! In effetti a Roma i complotti e i soprusi erano di casa: più si era potenti più aumentava il rischio di fare una bruttissima fine.

Tra gli imperatori che ebbero la morte peggiore dobbiamo ricordare Domiziano, l’ultimo imperatore della dinastia Flavia, che regnò per 15 anni. Si mise contro il Senato e i pretoriani conseguenza dei suoi atteggiamenti dispotici. Venne ucciso da ben otto pugnalate mentre sedeva alla scrivania. Tra i complottisti vi furono anche i parenti, e dopo la sua morte il Senato lo dichiarò nemico pubblico e ne decretò addirittura la “damnatio memoriae”, cioè la distruzione di tutte le sue immagini.

Tragica fu anche la morte di Massimino Trace (imperatore dal 173 al 238 d.C.), paranoico e assassino di moltissimi amici, consulenti e benefattori. Addirittura per schiacciare il malcontento romano marciò con l’esercito in città, e tutto ciò lo portò a ritrovarsi con la testa infissa su un palo ed esposta pubblicamente. Gli autori di questo agghiacciante evento furono soprattutto la Guardia pretoriana. Ovvero un reparto militare che aveva il compito di essere la “guardia del corpo” dell’Imperatore. Nata per volere di Ottaviano Augusto essa era equipaggiata con spada, il pilum (giavellotto), lo scudo ovale e l’elmo. Composta da nove coorti con ben 500 effettivi, a cui si aggiungevano i cavalieri, e le guardie personali, presenti e vigili sia nel palazzo imperiale, ma anche durante le cerimonie, i viaggi ufficiali, i momenti di svago e nelle spedizioni di guerra.

Venivano reclutati tra i cittadini romani dell’Italia ed erano privilegiati rispetto ai comuni legionari (una ferma più breve, stipendio ed elargizioni più elevati). Le nove coorti vennero suddivise in centurie, e guidate  da due prefetti del pretorio. Ai tempi di Tiberio le coorti pretorie furono acquartierate in un unico campo permanente, ubicato fuori dalle mura di Roma, sotto il comando di Seiano, unico Prefetto del Pretorio. Il numero delle coorti aumentò ai tempi di Caligola, Vitellio e Domiziano, rimanendo invariato almeno fino al 312 d.C. (da nove passarono a dieci). Dal II° secolo d.C. in poi, i pretoriani vennero arruolati anche tra elementi provinciali; ma con Settimio Severo cambiò radicalmente questa regola. Egli ricostituì le coorti pretorie raddoppiandole, prelevandole dalle legioni, in particolare da quelle illiriche.

I pretoriani e i loro capi ebbero una grande importanza politica nella storia di Roma. Possiamo ricordare alcuni episodi cruenti: l’uccisione di Caligola, la partecipazione alla congiura di Pisone contro Nerone, la proclamazione a imperatore di Pertinace e la sua uccisione dopo pochi mesi. Il Prefetto del Pretorio da comandante della Guardia, nel tardo impero, divenne l’amministratore capo di una delle prefetture del pretorio. Nel periodo alto imperiale i due prefetti del pretorio, attraverso una struttura di comando controllavano i vari Ufficiali: 9 tribuni, uno per coorte e 54 centurioni. Il Prefetto del pretorio era di rango equestre, veniva scelto dall’Imperatore.

In verità, la guardia pretoriana era già presente nel III° secolo a.C., in età repubblicana, ed era costituita da militari nominati nell’ambito delle legioni, ed avevano come compito quello di proteggere i Generali delle legioni, era una fanteria selezionata. Da qui il termine “pretorio”, ossia “praeto-ri” pretore, da “praeire”, cioè andare avanti.

La battaglia di Ponte Milvio portò per sempre allo scioglimento di questo corpo militare per volontà di Costantino, quando i pretoriani difesero nel 312 d.C. Massenzio fino al loro sterminio. L’imperatore non si limitò a scioglierli per sempre, ma ne fece distruggere le caserme ove erano acquartierati.

Durante gli eventi storici possiamo individuare in questa Guardia del corpo una similitudine con la “Garde” imperiale di Napoleone Bonaparte, le S.S. fedeli ad Hitler, i “Tom Tom” del presidente Haitiano Duvalier, con la guardia di Saddam o di Gheddafi, e con altri.

Molti imperatori ebbero in famiglia i loro aguzzini, basta ricordare il piatto di funghi velenosi somministrato all’Imperatore Claudio da sua moglie Agrippina, o al suicidio di Nerone, che peraltro chiese ad un servo di aiutarlo nell’affondare il gladio nella sua gola.

Fonte: gli anni di Tacito; Opere di Livio; Opere di Polibio.

Fonte ph: wikipedia

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