Dalla liberazione del nostro Paese dal giogo nazi-fascista, sulla scorta dei grandi valori della nostra Costituzione, il processo democratico che si era interrotto per venti anni (il ventennio fascista) è andato sempre avanti, anche se con lentezza. Gli anni ’50 erano gli anni della ricostruzione. Poi nel ’68 questo grande processo democratico nato dalla Resistenza presentò delle vere e proprie strozzature e contraddizioni. Gli operai e gli studenti, oltre a numerosi intellettuali, scesero più volte nelle piazze per consolidare, riaffermare o creare vari spazi in cui si potesse veramente parlare di diritti. Il lavoro, la istruzione furono i campi di battaglia di quegli anni, e per la prima volta lo statuto dei lavoratori fu introdotto nel nostro ordinamento giuridico, una pietra miliare per tutti.

Per la prima volta gli studenti potevano contare tramite i loro rappresentanti. Le ideologie dominanti di quella epoca infatuarono molti giovani a torto o a ragione di destra e di sinistra, o di centro. Quasi quotidianamente si assisteva ad aggressioni per motivi politici, ai cortei di protesta, a scontri con la polizia, a scontri tra i partiti.

Di quella epoca ricordo un programma televisivo che divenne molto noto, denominato “Tribuna Politica”, ove avvenivano frequenti dibattiti tra giornalisti ed i politici di turno. Milioni di italiani vedevano la sera questa trasmissione. Secondo me si deve molto a chi escogitò, ideò ed introdusse questo tipo di programma. Poi vennero gli anni ’80 e ’90, le epoche delle strategie del terrore messe in campo da oscuri figuri, dalla mafia, e furono uccisi noti magistrati fedeli allo Stato, come Falcone e Borsellino. Fu l’epoca anche dei pentiti di mafia e camorra, delle prime grandi vittorie giudiziarie da parte dello Stato sul crimine organizzato. L’attenzione massima fu rivolta alle cosiddette zone calde, cioè Napoli e dintorni e Palermo. Nacque l’operazione “Alto Impatto”, con cui poliziotti,c carabinieri, militari presidiarono quelle zone per garantire la sicurezza di tutti. Dal 2000 in poi rimbalzarono sulla cronaca dei giornali le notizie relative alle prime violenze di ragazzi nei confronti dei loro coetanei. Si ebbero anche notizie di violenze perpetrate nei confronti di omosessuali, di invalidi, di vecchi indifesi, il tutto tristemente immortalato sui loro cellulari, su Facebook, ecc.

Da allora il cellulare divenne uno strumento particolare utilizzato anche per immortalare scene di violenza, diffondendole ad un numero indeterminato di persone. Da allora il cellulare fu utilizzato anche come prova dei vari misfatti, delle date degli stessi, e dei luoghi in cui avvenivano.

Si moltiplicavano i casi di baby gang che bullizzavano i propri coetanei e gli altri soggetti predetti. Da allora aumentarono i casi di stupri di ragazze da parte di stuoli di ragazzi, minorenni e non.

Perché accadono queste cose? Perché questi ragazzi fanno queste brutte cose, quasi sempre in gruppo? Forse per dimostrare al mondo la loro forza, la loro spavalderia. Potrebbe essere! Psicologi, psichiatri, sociologi, hanno studiato e studiano ancora il problema, partendo da ciò che oggi rappresenta la famiglia, la funzione dei genitori e dei professori. Il controllo da parte delle Forze dell’Ordine non è sufficiente, anche se encomiabile. Questo fenomeno si sta allargando a dismisura ed è un vero e proprio ostacolo alla serena convivenza dei cittadini. Evidentemente dovremo rivedere il termine “morale” per questi individui. Però dobbiamo fare presto, non possiamo ancora permetterci di dormire sonno tranquilli.

Una grande alternativa culturale, il lavoro e la famiglia potrebbero fare miracoli. Forza dunque! Veniamo da lontano, abbiamo fatto due guerre mondiali, abbiamo sofferto per molto tempo, prima di vedere l’alba della democrazia. La democrazia non è anarchia. Anche essa, quando è necessario, deve reagire energicamente senza se e senza ma. Non possiamo, dunque, arrenderci, dobbiamo trovare una soluzione. Altrimenti sarebbe per tutti una sonora sconfitta.

 

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