Siamo nel 9° secolo A.C. Anche se riconosciamo agli Assiri il valore militare e la perfezione raggiunta nell’arte, non possiamo non rimanere attoniti conoscendo le descrizioni delle crudeltà degli Assiri, considerando che se ne vantarono loro stessi.
Secondo gli storici, infatti, il re Assurnasiparapla II nel IX° secolo A.C. conquistò varie città tra cui Merine: raccontò di aver passato qui a fil di spada 50 guerrieri e di aver dato alle fiamme ben 200 prigionieri.
Raccontò, inoltre, di essersi avvicinato a Tela, dove si erano asserragliate le genti di Nirbu e di aver conquistato la città, passando per le armi circa tremila guerrieri, facendo poi un grande bottino dei loro beni, e di aver dato alle fiamme numerosi prigionieri. I restanti furono presi vivi: ad alcuni furono tagliate le mani, ad altri il naso e le orecchie. Ad altri furono cavati gli occhi, ad altri furono mozzate le teste.
Il re assiro poi appese le teste ai ceppi delle viti intorno alla città, gettando contestualmente nel fuoco i loro giovani e le loro fanciulle.
Dopo tutto questo devastò completamente la città e la diede alle fiamme. Un altro re assiro nel VII° secolo A.C. Assurbanipal o Sardanapalo si vantò per il grande bottino e per le devastazioni che fece nella conquista di Susa, capitale del regno dell’Elam. Portò in Assiria 32 statue di re, fatte d’oro, d’argento, di bronzo.
Distrusse tutti i templi dell’Elam, diede alle fiamme i loro boschi sacri, distrusse anche le tombe dei loro re. Devastò completamente il territorio dell’Elam, spargendovi sopra il sale e le spine, facendo molti prigionieri.
Nonostante queste atrocità, descritte dagli stessi Assiri, dobbiamo apprezzare l’arte assiro-babilonese, sia per la sua notevole perfezione, sia come semplice documento di vita.
Infatti sono molto interessanti per la storia e per i loro costumi i bassorilievi di raccolte di lastre di alabastro. In esse si vede una città assediata da un re, forse Sardanapalo I°, una battaglia di Sardanapalo II° contro gli abitanti di Susa, il successivo trionfo del re dopo la vittoria, e l’innalzamento di un toro colossale, da parte di numerosi schiavi, per ordine di un altro re assiro Sennacherib.
In questi bassorilievi il re appare sempre sul suo carro, accompagnato dai suonatori e pronto a ricevere offerte di vittime. Dovunque si vede la presenza del re. In altra lastra si vedono dei cavalli arabi, condotti a mano, ma copiati fedelmente dal vero. In altra lastra si vedono anche gli uomini utilizzati dagli Assiri come bestie da tiro e da soma: forse si tratta di prigionieri, di servi o di sudditi, soggiogati ad un carro a due a due. Questi uomini trascinavano l’alabastro dalle cave e portavano ai palazzi reali le immagini colossali dei re e degli dei.
Le divinità degli Assiri raffigurate in marmo hanno un cappello conico in testa, adorno di due o tre corna, con in mano una spiga d’orzo o un albero in fiore. La contraddizione tra le atrocità perpetrate dagli Assiri e la finezza della loro arte e dei loro costumi ci lascia stupefatti.