Sin dai tempi dei Romani l’esercito era accompagnato da personale medico, addetto alla cura dei legionari.

Da una pittura murale di Pompei, è chiaramente visibile l’intervento chirurgico di un chirurgo su una gamba di un soldato. Ciò ci fa capire che i Romani erano coscienti che i militari feriti andavano curati subito, onde evitare possibili infezioni e perdite conseguenti di vite umane. Sono poche le fonti sulla medicina militare in piena epoca repubblicana: Tito Livio narra che i feriti in battaglia venivano subito portati nei villaggi che si trovavano nelle vicinanze delle zone di battaglia, proprio per ricevere le cure necessarie.

Dovremo attendere l’età augustea per l’introduzione dei medici militari, soggetti ad una particolare formazione. Il loro intervento era agevolato soprattutto dalla scelta di porre l’accampamento (castrum) nelle vicinanze di corsi d’acqua e lontano da zone malsane e senza alberi. Gli ospedali di guerra erano costruiti all’interno di ciascun accampamento ausiliario e legionario. Quei dottori avevano una grande esperienza pratica e, unitamente agli inservienti, si disponevano proprio dietro le prime linee, allo scopo di curare subito i feriti sul posto. Utilizzavano vari strumenti chirurgici (molti dei quali utilizzati anche ai nostri giorni, seppur modificati nel tempo). Avevano il compito di rimuovere rapidamente frecce, lance, disinfettare le ferite con acqua, applicare punti di sutura, elargendo ai feriti vino o anche birra. Agli inservienti veniva assegnato solo il compito di bendare le ferite. Dovevano eseguire molto rapidamente queste operazioni, per evitare l’insorgere della cancrena e quindi la sicura morte dei feriti. Molti strumenti da loro utilizzati sono stati ritrovati quasi integri in molteplici siti archeologici, (bisturi, divaricatori, pinze, ecc.).

In più, avevano appreso molte conoscenze dalla medicina greca: infatti avevano conoscenze delle proprietà curative di piante e di erbe medicinali (ad es., il centaurium).

Da vari ritrovamenti di tali erbe all’interno dei forti costruiti dai soldati romani possiamo arguire che erano coltivate al loro interno, se i forti non erano approvvigionati regolarmente. Anche i dottori militari dipendevano gerarchicamente da un responsabile, il Praefectus Castrorum: da questo dipendeva anche il direttore dell’ospedale militare della fortezza legionaria. A capo di tutto il servizio clinico esisteva un medico-capo, detto Medicus, un po’ paragonabile al tribuno militare di rango equestre.

Dirigeva poi l’infermeria di un accampamento il Medicus Castrensis, per questo esentato da ogni altro servizio, che, solo nelle strutture militari grandi, era normalmente assistito da vari medici specialisti (come l’oculista, chirurgo, ecc.).

La cavalleria, l’unità ausiliare e la marina avevano propri chirurghi.

E’ appena il caso di precisare che i medici militari, arruolati come tutti gli altri soldati, prestavano il loro servizio per almeno sedici anni. Naturalmente non dovevano svolgere altri compiti.

I resti di varie fortezze romane: tra tutte quella di Vindobona sul Danubio (antico nome di Vienna), contengono appunto anche i resti di una infermeria.

 

Fonte articolo: Opere di Livio

Fonte foto: Wikipedia.org

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