Da secoli, la ricerca della città perduta di Atlantide, spinge l’uomo in una affannosa ricerca, ma essa non è l’unica ad essere stata inghiottita dall’oceano; vi sono otto sue “sorelle” minori da tempo scoperte dall’uomo. Nella provincia cinese di Zhejiang – inondata per costruire la diga del fiume Xin’an e la creazione del lago Qiandao – ad una profondità di quaranta metri, sorge ancora l’antica città di Lion City – risalente a millequattrocento anni fa; in origine sorgeva alla base del monte Wu Shi, ed è stata riscoperta nel 2001 durante un’escursione subacquea. Da molti viene considerata una reliquia ben conservata del suo tempo, con incisioni di draghi, fenici e leoni che sono riuscite a sopravvivere in tutto il loro splendore su archi di legno, mentre templi, pagode e altre strutture rimangono intatte grazie alla purezza dell’acqua, risultando una finestra sul design architettonico dell’antica Cina.

Nei Paesi Bassi, dove ora si erge una palude, vi era la città di Saeftinghe, edificata nel tredicesimo secolo dopo un massiccio processo di bonifica e la costruzione di argini per fermare le inondazioni, il cui declino iniziò con l’alluvione di Ognissanti del 1570, per poi concludersi nel 1584, quando i soldati olandesi che combattevano nella guerra per l’indipendenza per fermare gli spagnoli distrussero l’ultima barriera che bloccava le acque della Schelda e salvando Anversa. In Giamaica dopo un devastante terremoto e uno tsunami, “la città più malvagia della Terra” e paradiso dei pirati, Port Royal, finì sotto le onde – con due terzi della città sprofondata – e almeno cinquemila morti per ferite, malattie e il pericolo scaturito dalla terra nel 1692.

Il 16 gennaio 1362, nel mare di Wadden, il porto commerciale di Rungholt, in Germania,  precipitava nelle acque a causa di maree tempestose causate da un potentissimo ciclone extratropicale giunto dal Mare del Nord, un evento ricordato come “il diluvio di San Marcello” che decimò le coste delle isole britanniche, dei Paesi Bassi, della Germania settentrionale e della Danimarca, determinando diverse migliaia di morti. Sotto il Mar Mediterraneo, rimasto nascosto per oltre ottomila anni fino alla sua scoperta da parte dell’archeologo marino Ehud Galili, che lo individuò mentre esaminava sabbia per naufragi, l’antico villaggio del neolitico Atlit Yam, in Israele, viene considerato come uno dei più antichi insediamenti sommersi mai scoperti. Grazie ad accurati scavi sono state portate alla luce case rettangolari con focolari e i resti di un pozzo in pietra a secco; ma il ritrovamento più interessanti è stato quello di una struttura megalitica sul modello di Stonehenge – costruita attorno a una sorgente – e composta da sette enormi pietre del peso di quasi seicento chilogrammi ciascuna – e si suppone sia stato distrutto da uno tsunami attorno al 6300 a.C.

La pressione sotterranea – che fa salire e scendere il terreno – è all’origine dell’affondamento non solo di Baia – stimato attorno al XVI secolo – ma anche di gran parte della sua storia antica della regione Campania – ora situata sotto il livello del mare, al largo delle sue coste, e facente parte della città metropolitana di Napoli. Tale città termale romana era molto visitata dagli imperatori – come Giulio Cesare, Adriano e Settimio Severo – dai generali Pompeo Magno e Gaio Mario e da politici del calibro di Lucio Licinio Lucullo; meritevoli di citazione sono i resti sottomarini della Villa Pisoniana e il ninfeo sommerso adornato di statue dell’imperatore Claudio. Sommersa attorno al 1000 a.C., le rovine della città di Pavlopetri, in Grecia, sono state scoperte nel 1967 e si suppone, dalle analisi dei materiali da costruzione e dei frammenti di ceramica, che sia sott’acqua da oltre tremila / cinquemila anni; prima di affondare a causa dei terremoti, sarebbe esistita fuori dalla terra per circa duemila anni. A nord-ovest di Alessandria, posizionata sul delta del Nilo, vi si cela quello che era un popolare porto commerciale – prima che l’azione dei terremoti indebolissero la terra e la trascinassero sott’acqua – ovvero Thonis-Heracleion, un’area che vanta una serie di straordinari manufatti come una gigantesca statua dal peso di sei tonnellate del dio del Nilo Hapi.

Fonte articolo: bbc.com / livescience.com / saeftinghe.eu / whc.unesco.org / sciencedirect.com

Fonte foto: greecebyagreek.com

 

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