L’Universal Century.

La linea temporale nata in Giappone con la trasmissione, il 7 Aprile 1979, della serie anime  Mobile Suit Gundam, nel quale il genere umano, a causa della sovrappopolazione, è costretto a trasferirsi nello spazio, e a vivere in immense colonie artificiali, con la popolazione spaziale quasi schiavizzata dalla Federazione Terrestre, fino a quando quest’ultime, finite sotto il giogo del regime totalitario del Principato di Zeon, non inizieranno una lotta senza quartiere che, in seguito, sarà conosciuta come “La Guerra di Un Anno”.

Ideata per durare cinquantadue episodi, a causa di uno share del 5%, fu abbreviata a quarantadue e, tra i motivi di tale riduzione il fatto che era troppo complessa ed innovativa come concezione che, pochi anni dopo, dette vita al filone dei “Real Robot”, tramutandosi in un successo di critica e di pubblico grazie ai tre film cinematografici nei quali la serie veniva riassunta, generando un brand che, ancora oggi, continua a dar vita a titoli validi.

Ma, proprio per via dei grandi risultati finanziari registrati dalla trilogia cinematografica, ebbe inizio una situazione non dissimile a quella avvenuta con la proliferazione dei titoli legati all’universo degli X-Men tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, che avrebbe dato vita a una situazione troppo difficile da gestire.

Il “controverso” risultato ottenuto da Z Gundam, un autentico capolavoro sul lato tecnico, funestato, però da atmosfere troppo cupe e angosciose e da una sceneggiatura che “sacrifica troppo” i personaggi, legato anche al fatto che il suo ideatore, Yoshiyuki Tomino, fu costretto a collaborare a tutti i progetti successivi controvoglia, spingendolo verso la depressione e a decidere di realizzare finali dove il cast “muore in continuazione” per sfogare il suo rancore, si concluderà solamente nel 1993 con Victory Gundam, portando alla deriva il tutto, che si salverà unicamente grazie alla nascita degli “Universi Alternativi”.

Esisteva una maniera per far evolvere “meglio” l’Universal Century, riuscendo a coniugare gli interessi economici con quelli “artistici”?

In teoria si, ma a determinate condizioni:

1) Dopo Z Gundam, Tomino avrebbe dovuto fungere solo da “supervisore” per quanto riguarda la continuity dell’U.C., occupandosi di altri progetti e di “insegnare il mestiere” alle nuove leve, coinvolgendolo su Gundam quando aveva idee valide da realizzare, come in Turn A Gundam e Gundam: G no Reconguista, o in appositi eventi, come Gundam: Il Contrattacco di Char e Z Gundam: A New Translations, e vedendo di affidargli la sceneggiatura / regia di qualche episodio o sigla.

2) Per il proseguo “in avanti” della saga, bisognava limitarsi alla realizzazione de Il Contrattacco di Char con un finale differente, dove Amuro Rey sopravviveva, evitando di realizzare Gundam F91 e Victory Gundam, e attendendo l’entrata in scena di autori che fossero in grado di farla proseguire con intelligenza, cosa avvenuta con il grande successo della serie OAV Gundam Unicorn, basata sui romanzi di Harutoshi Fukui, e dedicarsi unicamente a coprire i “vuoti di continuity”.

3) ZZ Gundam, che “tecnicamente” funge da prologo a Il Contrattacco di Char, andava sviluppata non come serie tv di quarantasette episodi, ma come una maxi-serie OAV di dodici o tredici episodi, cercando di usare lo stesso staff di Gundam 0083: Stardust Memory e Gundam: The 08th MS Team, almeno per quanto riguarda character design e mechanical design, o quello di Gundam 0080: War in The Pocket, data la massiccia presenza di personaggi femminili, affiancando a Yutaka Izubuchi altri due o tre mecha designer di supporto.

4) Dati gli insuccessi in tv, bisognava proseguire gli eventi legati all’U.C. attraverso film e produzioni OAV di varia lunghezza, e il successo “monetario” di War in The Pocket, Stardust Memory e The 08th MS Team dimostra che questo, purtroppo, sembra essere l’unico tipo di formato ormai adatto sia con opere originali che con adattamenti di manga e romanzi che narrano, retroattivamente, vicende legate allo sviluppo della saga.

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