Nella zona di Ercolano, in uno dei punti dove si è maggiormente concentrata l’infernale valanga di fuoco e gas vomitata dal Vesuvio in eruzione a pochi passi dalla base del muro di pietra lavica che oggi funge da chiusura dell’antico fronte a mare, è stato estratto da uno degli scavi i resti di uno scheletro parzialmente mutilato di uomo in età matura che, dai primi esami antropologici doveva avere tra i quaranta e i quarantacinque anni. Sono passati ben venticinque anni dagli ultimi scavi avvenuti ad Ercolano, ed ora tale scoperta sembra portare alla luce nuovi importanti dettagli sugli ultimi momenti di vita della cittadina che venne seppellita come la vicina Pompei durante l’eruzione del 79 d.C. Dal ritrovamento ci si aspetta di scoprire segreti che riescano a chiudere gli enigmi ancora irrisolti su quell’ultimo giorno di normalità.

A dirigere lo scavo da cui sono emersi tali resti, il personale tecnico del ministero, che si è concentrato sull’antica spiaggia della cittadina, nello stesso luogo dove, durante gli anni ’80 e ’90 del Novecento, furono riportati alla luce ed ammassati in piccoli magazzini affacciati sull’antico arenile, i resti di oltre trecento fuggiaschi che, disperatamente, avevano cercato riparo nell’attesa di essere portati in salvo dalla flotta di Plinio il Vecchio. Ora, questi nuovi scavi, che hanno tenuto impegnati per diverse settimane gli archeologi del Parco, sono legati all’allestimento di un percorso che dovrebbe consentire ai visitatori di riuscire a raggiungere la monumentale Villa dei Papiri, permettendo di ripercorrere quella che nella città antica era considerata la passeggiata sul lungomare, e di cui ancora oggi rimane l’unico fronte a mare completamente conservato di una città romana.

I resti dello scheletro mostrano che era riverso con la testa all’indietro in direzione del mare ed era circondato da pesanti pezzi di legni carbonizzati, compresa la trave di un tetto che dovrebbe avergli sfondato la testa, con le ossa di un rosso acceso, dovuto al sangue della vittima; una terribile conseguenza di un particolarissimo processo di combustione causato dalla corrente di magma, cenere e gas del Vesuvio.

 

Fonte foto: flickr.com

FONTEAnsa.it
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