Ubicato in via Toledo, da sempre cuore e punto nodale del centro cittadino partenopeo, Palazzo Zevallos Stigliano fu eretto tra il 1637 e 1639 da Cosimo Fanzago per volere della famiglia spagnola degli Zevallos, duchi di Ostuni e ospita, al suo interno, con un criterio alquanto cronologico, le oltre settanta opere della Napoli Liberty, con pitture che vanno dal Seicento a quelle dell’Ottocento insieme a disegni a matita e carboncino di Vincenzo Gemito eseguiti a cavallo tra il XIX e XX secolo, al quale è stata dedicata un’intera sala. Tra i pezzi più importanti della collezione artistica, spicca l’ultima opera di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, il Martirio di sant’Orsola, realizzata a Napoli nel maggio 1610, ad appena un mese prima della sua morte, ed è una delle tre sole testimonianze delle attività del maestro lombardo rimaste in città, a cui si affiancano le Sette Opere di Misericordia per la chiesa dell’omonimo Pio Monte e la Flagellazione di Cristo per San Domenico Maggiore, ora esposta al Museo di Capodimonte.

L’episodio del martirio della santa, da quello che racconta la tradizione, narra di una principessa cristiana bretone uccisa a Colonia, dopo un pellegrinaggio, per mano di un re unno che se ne era invaghito e, a questo punto della storia, l’opera si concentra al suo momento culminante venendo ridotta all’essenziale, posizionandosi fuori dagli schemi della precedente tradizione iconografica e, tra i testimoni del dramma figura lo stesso Merisi, autoritrattosi dietro la santa, come a presagio della sua imminente fine. A commissionare il capolavoro fu il principe Marcantonio Doria tramite Lanfranco Massa. Il lavoro fu spedito a Genova ancora fresco di vernice, attraversando complicate vicende prima di essere acquistato nel 1972 dall’allora Banca Commerciale Italiana, come opera attribuita inizialmente a Mattia Preti. La sua reale paternità e la sua fondamentale posizione storica verranno chiarite solo con i ritrovamenti d’archivio nel 1980 e, a rimediare alle alterazioni subite, l’importante restauro promosso dalla Banca e condotto tra il 2003 e il 2004 presso l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma.

 

 

FONTEgrandenapoli.it
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