L’Isola di Pasqua, detta anche nel linguaggio indigeno “Rapa Nui” si trova nell’Oceano Pacifico meridionale e appartiene al Cile. “Rapa Nui”, che significa “grande Isola, roccia” ha sempre destato e tutt’ora desta molta curiosità per l’uomo, sia per il suo isolamento dal resto del mondo che per il ritrovamento di ben 900 statue (Moai), per lo più ubicate sulle sue coste.

Poiché si trova sulla dorsale pacifica da cui prende origine, la costa si inabissa nei pressi dell’isola fino a 3000 metri di profondità. L’isola ha pochissime spiagge ma in compenso è piena di ripide scogliere. Non è molto grande: infatti è lunga 24 km ed è larga 13 km. Presenta tre elevazioni che coincidono con tre coni di vulcani spenti: Rano kau, Maunga Puakatiki e il Maunga Terevaka, il punto più alto dell’isola. Nei pressi dell’isola si trovano tre isole minori completamente disabitate. La temperatura media è quasi sempre sui 21 gradi centigradi. Di origine vulcanica, è formata da tre vulcani spenti ed ha numerose grotte vulcaniche. Il basalto è di casa nell’isola.

Come quasi tutte le isole oceaniche, l’Isola di Pasqua in effetti è la sommità di un enorme cono vulcanico che si eleva dal fondo oceanico da profondità abissali forse superiori ai 2000 metri. Esistono poche specie vegetali native; altre specie furono introdotte dai colonizzatori probabilmente nei secoli X° e XI°. L’isola era interamente ricoperta da foreste di palme e altri alberi ad alto fusto. Per la fauna, prima della colonizzazione, l’isola era abitata da almeno 25 specie di uccelli marini e terrestri. Oggi ne rimane solo una. Altri animali, come i cavalli e le mucche sono stati introdotti dagli uomini. I primi colonizzatori dell’isola di Pasqua furono i Polinesiani. Non esiste certezza sull’effettiva epoca della colonizzazione: secondo alcuni, sarebbe avvenuta tra il 900 e il 1100 d.C., secondo altri tra il 1100 e il 1600 d.C.. Ma non possiamo dare certezza alle date predette, in quanto non esistono proprio documenti scritti da parte dei primi coloni. Dopo il 1200 d.C. le popolazioni indigene cominciarono a realizzare i primi Moai, cioè grandi teste in pietra appoggiate su busti, trasportate utilizzando moltissimo legname. È evidente che questo fenomeno, unito ad un aumento eccezionale della popolazione dell’isola, portarono ad un suo progressivo disboscamento.

A sua volta questo effetto negativo dovette influire sicuramente su un progressivo inasprimento dei rapporti sociali tra tribù che portò a veri e propri scontri e a emigrazioni. Nel corso dei secoli molti esploratori, avvistarono l’isola. Il primo esploratore che vi sbarcò era un norvegese, Jacob Roggeveen: era la Pasqua del 1722. Da qui il nome dell’isola. Dopo varie corse da parte delle potenze coloniali europee per accaparrarsi l’isola, nel 1774 vi sbarcò James Cook. In quell’epoca cominciarono ad essere mappati tutti i luoghi presenti sull’isola. Poi fu la volta delle razzie da parte degli schiavisti, finché nel 1877 gli abitanti dell’isola erano solamente 111. Anche qui trovò spazio la fede cattolica. Dopo alterne vicende nel 1888 l’isola di Pasqua fu annessa definitivamente al Cile. La particolare collocazione dell’isola permise la costruzione di una stazione metereologica e di una stazione sismica: ciò avvenne nel 1911. Solamente dal 1967 si sviluppa il turismo sull’isola, ma l’unico modo più agevole per raggiungerla è un volo aereo direttamente da Santiago del Cile. Molto limitate sono le possibilità di raggiungere l’isola via mare, in quanto il piccolo porto di Hanga Roa non può ospitare le grandi navi da crociera. Sconosciute sono ancora oggi le ragioni che spinsero gli abitanti dell’isola a creare i Moai, per cui molto spazio è riservato alla nostra immaginazione e, per alcuni, quelle enormi statue in pietra sarebbero di origine extraterrestre.

A tutt’oggi ciò non è mai stato provato veramente.

 

 

FONTE: Routledge Katherine. 1919. The Mystery of Easter Island.

 The story of an expedition. London

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