L’ eros nel mondo romano (Parte seconda)


I romani bollarono la pederastia definendola il vizio greco e la considerarono presupposto di mollezza indegna per un uomo libero.  Ma le cose forse non stavano proprio in questo modo. infatti i romani si limitarono a condannare i rapporti di pederastia solo se questi erano compiuti su un giovinetto libero romano, i cosiddetti “ingenui“. Era condannata la “passività” del futuro cittadino. La virilità come affermazione della volontà era considerata quasi un dovere politico. Ma la stessa passività invece non era condannata se effettuata da uno schiavo o da un liberto. Anzi era ritenuto un dovere, come recita Seneca:

“La passività sessuale per un uomo
libero è un crimine, per lo schiavo
una necessità, per il liberto un dovere.”

Foto 1 ” Afrodite pudica”

In ogni caso il problema del vizio greco era ampiamente diffuso anche a Roma nonostante la lex scatinia che era molto severa nel caso di rapporti fra un adulto e un “praetextatus”: era punito solo l’adulto e nel caso di rapporti fra due adulti a subire la punizione era solamente il soggetto passivo. Perfino Giulio Cesare fu tacciato di vizio greco: i suoi soldati lo prendevano in giro cantando.

 ” Cesare ha sottomesso la Gallia Nicodemo ha sottomesso Cesare”
Foto 2) Guerriero

I suoi avversari politici lo chiamavano “regina”.  Ma Cesare era tollerante su queste “esternazionie” e a suo attivo aveva la conquista di tutte le donne più belle di Roma, comprese quelle dei suoi avversari politici. Il matrimonio presso i romani non poteva avvenire per le donne prima dei quattordici anni e per gli uomini prima dei sedici anni, il divorzio era ammesso, non era tollerata la bigamia e le donne romane, le cosiddette “matrone”,  avevano più visibilità nella civiltà romana e la legge le tutelava. Per gli amanti colti in fragrante adulterio erano “cazzi amari”. Infatti erano praticamente alla mercede del marito tradito che poteva scegliere fra le più disparate punizioni.

Pene per gli adulteri

L’adultero poteva essere sodomizzato con una radice di rafano piccante, si poteva fargli tagliare il naso o un orecchio, poteva essere evirato o sodomizzato dal marito tradito o dai suoi schiavi; gli poteva essere imposto di praticare la fellatio che era considerata la cosa più abbietta che potesse fare un “cives romano”. Le donne traditrici potevano essere uccise per inedia. Infatti Plauto da a tutti un pubblico consiglio:

“…..chi può impedire ad uno di camminare per la pubblica via ? Basta che tu non penetri nel podere di un altro, basta che lasci perdere le donne maritate, le vedove, le vergini  i giovanotti e i ragazzi di   nascita libera : Dopo di che ama chi ti pare.”

 

Foto 3) Venere Callipigia (età adrianica)

 

Perfino il moralissimo Catone si complimentò con un giovinotto romano  di buona famiglia che vide uscire da un lupanare e lo avrebbe anche elogiato per l’essersi ivi recato in quanto così facendo non insidiava la castità delle donne sposate. Con l’affermarsi poi dell’etica cristiana che condannava tutto ciò che non fosse etero sessuale, nel tardo impero romano  prima nel 438, con Teodosio,  fu varata una legge che condannava al rogo tutti gli omosessuali passivi, poi successivamente perfezionata da Giustiniano che condannava a morte chiunque praticasse la pederastia e l’omosessualità  a prescindere dal ruolo.

«Lesbia, la mia Lesbia, Celio, quella Lesbia,
proprio lei, la sola che Catullo mai abbia amato
più di se stesso e d’ogn’altra cosa a lui cara,
agl’angoli delle strade e nel buio dei vicoletti
ora scappella i cazzi della fiera gioventù romana».

(Catullo,carme 58)

La prostituzione

La prostituzione era molto diffusa e tollerata nella Roma antica sebbene leggi severe e bacchettone la disciplinassero: i “lupanaria” dovevano essere aperti solo di sera e collocati fuori dalla città , tutte le prostitute dovevano essere registrate e non potevano conservare il nome di famiglia. A differenza degli uomini liberi romani, le donne potevano scegliere la professione di prostituta però la loro scelta doveva essere ratificata,  doveva essere un atto ufficiale in cui si dichiarava di voler praticare la prostituzione e dovevano essere riconoscibili. Caligola, molto realista, introdusse per primo a Roma  una tassa sulla prostituzione.

Foto 4) Amazzone morta

I lupanari

Sulle origini dei nomi c’è da osservare le meretrici si chiamano lupe in quanto vivono e “lavorano” in luoghi che si chiamano lupanari (definizione di Sant’ Agostino). Puttana invece deriva dal verbo latino puttare ovvero puzzare,  in quanto quei luoghi erano fetidi e puzzolenti. Il termine troia  si usa in quanto queste donne  frequentavano  il troiaio, luogo fetido e maleodorante dove si trovano le prostitute.

La Lupa di Romolo e Remo

A Roma la prostituzione aveva una storio molto antica infatti la leggenda racconta che Romolo e Remo furono allevati da una lupa  e non era certo la femmina del lupo come raffigurato in campidoglio. Un’ altra definizione era  Meretrix da mereo cioè guadagno. Nell’ antica Roma c’erano prostitute  per tutte le borse. Vi erano quelle di alto bordo per cui occorrevano migliaia di sesterzi ma la maggioranza si potevano avere per  pochi soldi nei postriboli o nelle taberne. A Roma con due assi si compravano due bicchieri di vino, questo era il prezzo per una prostituta; su una stele funeraria romana è stata trovata questa iscrizione:

“Oste facciamo il conto. Tu devi pagare un mezzo di vino, un asse di pane, e due di companatico. Va bene per la ragazza otto assi anche questo va bene il fieno per il mulo due assi. Ma questo mulo mi porterà alla rovina !!!!”

 
Foto 5) Affresco da villa pompeana


Certo quest’articolo non ha la presunzione di aver esaurito il complesso problema della sessualità nel mondo greco romano ma è di spunto per approfondire la materia. Si consiglia di visitare gli scavi archeologi di Pompei, magari con una visita guidata alla casa dei  Vetti e ai lupanari dove sono conservati la maggior parte di iscrizioni e dipinti che ci danno un autentico spaccato di quei luoghi. Inoltre è da  non perdere  una visita al gabinetto erotico del Museo Nazionale Archeologico di Napoli. In questa sede  è custodita una  raccolta unica al mondo di reperti riguardanti la sessualità dei romani di Pompei ed Ercolano. Questa sezione del MANN è stata spesso chiusa per motivi morali sin dal 1819, anno della sua costituzione. Dal 1823 poteva essere visitata solo con un ordine scritto del re di Napoli. Nel 1852 la porta degli oggetti riservati fu addirittura murata fino al 1860 quando rividero la luce. Successivamente sono stati  quasi sempre tenuti chiusi fino al 2001  quando la sala è stata aperta permanentemente al pubblico. Nel febbraio del 2020  la sala fu chiusa a causa delle disposizione per la pandemia di Covid.

Foto 6)i Satiro con Dioniso bambino. Copia romana del II sec.d.C

Riapertura del  gabinetto segreto del  MANN

 11 agosto 2021 – riaperto al pubblico.  La raccolta, sarà visibile tutti i giorni  dalle 9.00 alle 14.00 grazie all’applicazione delle nuove disposizioni sul Green Pass, in modo che sia  garantito un percorso da vivere in tutta sicurezza. 

Ho incontrato un tipetto
nel mentre ch’era intento a ficcarlo
in una fanciulla:
Io a Venere piacendo col mio dardo ritto
è stato un attimo
L’ho inculato
(Carme 56 Catullo)

 

Pubblicato : Parte prima – L’eros nel mondo greco

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Immagini :

dall’archivio personale dell’autore

Foto di copertina  e 5 : Dalla sezione degli affreschi di  Pompei (MANN di Napoli)
Foto 1 2 3 4 6 dalla collezione Farnese (Mann di Napoli)

 

 

 

 

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