Da sempre l’uomo, per quanto credente, ricade più volte anche nella più laica scaramanzia, e così anche l’uomo che non crede alla superstizione, in fondo è attento a quelle energie positive e negative, o a quelle sensazioni che possono essere parallele, leggibili in piccole interpretazioni di un destino o di un fato. La scaramanzia è una forma di superstizione secondo la quale alcune frasi o gesti attirerebbero o allontanerebbero la fortuna o la sfortuna.

Un tipico esempio di tale credenza è l’idea che dicendo qualcosa questa non accadrà o potrebbe accadere il contrario di ciò che si è detto, per tale motivo in particolare in Italia si usa augurare il contrario di ciò che si desidera che accada. Ad esempio ad un cacciatore non si dirà “buona caccia” ma “in bocca al lupo”, espressione che potrebbe derivare dalla pastorizia, e che è entrata nel linguaggio comune, utilizzato per augurare appunto buona fortuna. Questa forma di superstizione non è solo italiana, ma la ritroviamo in Europa in molte città o paesi per esempio “good luck” in inglese, “bonne chance” in francese, “suerte” in spagnolo. Si usano alcuni gesti scaramantici per propiziare l’accadere di un evento desiderato o evitare che accada un evento indesiderato, ed alcuni ci sono arrivati da altre culture: per esempio, incrociare le dita arriva dagli Stati Uniti cos’ come toccare il legno, mentre da noi per scacciare la sfortuna si tocca il ferro o si fanno le corna. In Francia ed in Spagna le espressioni come “merde” e “mucha mierda” diventano artisticamente propiziatorie e rientrano nel Teatro dall’800. Questo deriva dal fatto che in quegli anni molti spettatori andavano a teatro in cavallo o in carrozza e gli animali defecavano nel nuovo in cui erano parcheggiati, pertanto l’elevato quantitativo di feci nei dintorni del teatro indicava che lo spettacolo aveva avuto un grande successo di pubblico.

Ma l’aggettivo scaramantico può essere sostituito dal più antico aggettivo, con il termine apotropaico, che significa allontanare. Nel mondo letterario è assunto quale carattere di rito, che allontana il male, dunque esorcizza. Si può intendere come sinonimo di scongiurare, tant’è vero che viene utilizzato in molti romanzi o favole attraverso il sogno o un ricordo, l’inconscio che si rifà a meccanismi che preannunciano una difficoltà o un evento catastrofico. La superstizione, quindi, è una credenza di natura irrazionale che può influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che la fanno propria, e generalmente si concretizza nel convincimento che gli eventi futuri possono essere influenzati da particolari comportamenti, senza che si possa dimostrare o anche solo ragionevolmente desumere una relazione causale.

Il termine superstizione deriva dal latino ed è composto da “super” ovvero ‘sopra’ e “stìtio” ovvero ‘stato’ sulla base di stàre o di sìstere, e venne impiegato da Cicerone nel De natura deorum per indicare la devozione patologica di chi trascorre le giornate rivolgendo alle divinità preghiere, voti e sacrifici, affinché serbi i suoi figli “superstiti”, cioè sani e salvi. Da qui il termine di scampare grazie ad un evento soprannaturale. Il termine jella o più giusto della zella ossia sporcizia, deriva appunto dall’arcaismo iettare, “gettare” sotto forma di polvere il proprio risentimento verso una persona, affinché sia colta da maleficio e patisca fortuna avversa. Il gesto è proprio di chi è pervaso dall’odio o da taluni considerati detentori idi un potere sinistro, capace di far avverare sventure. Colui che lo lancia è appunto lo iettatore, il menagramo, che però può portare anche a nefasti episodi, nel caso in cui si inizia ad utilizzare il termine per scherno o, per gioco rovinando la reputazione anche di persone. Insomma, sicuramente la superstizione, la scaramanzia, l’aggettivo apotropaico, sono condizioni dell’umana fragilità dell’uomo, e qualsiasi persona di buon senso risponderebbe di non credere nella fortuna e nella sfortuna. Ma, nel caso in cui tutto fosse vero, potremmo rispondere con le parole di Antonio de Curtis in arte Totò: ‘essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta sfortuna’.

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