Una leggenda racconta che Lucifero creò Napoli rubando un pezzo di Paradiso e la terra toccata dal Diavolo era diventata arida. Quando Gesù vide quella parte di mondo sottratto al cielo iniziò a piangere e le sue lacrime cadute sul Vesuvio, resero la terra vulcanica fertile e produttiva.

Un esempio lampante che dimostra quanto questa storia sia vera è il pomodorino del “piennolo” che può essere coltivato solo a trecento metri sopra a livello del mare fra la terra, ricca di sali minerali del Parco Nazionale del Vesuvio; alla luce di questo l’UE, nel 2009, lo ha dichiarato DOP.

Il pomodorino giunse nella città di Napoli grazie all’omaggio al nuovo re Ferdinando IV da parte del viceré del Perù. Il re decise di farlo coltivare nelle zone fertili del regno e il suo colore, rosso intenso, il gusto deciso, la massima concentrazione di acidi, zuccheri, lo rendono a lunga conservazione.

Le caratteristiche del pomodorino sono legate ai fattori climatici e alla tipologia del suolo e la ricchezza degli acidi organici, determina la vivacità del gusto.

Il pomodorino viene apprezzato allo stato fresco, in conserva di vetro e nella tipica forma “al piennolo”.

Le aree di produzione del pomodorino del Piennolo sono: Somma Vesuviana, Torre Annunziata, San Giuseppe Vesuviano, Boscotrecase, San Sebastiano al Vesuvio, ecc.

Il pomodorino si è conquistato un posto all’interno del presepe napoletano da quasi due secoli. Le notizie storiche più illustri sono riportate da Achille Bruni nel 1858 nel suo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli”. L’entomologo descrive i pomodorini a forma di ciliegia, che si mantengono ottimi fino a primavera purché legati in serti e sospesi alle soffitte.

Molti sono i nomi popolari attribuiti al prodotto, variano di città in città: pomodorino di spongillo, per la puntina nella parte inferiore del pomodoro (sponda) che in altri comuni diventa “spuncillo”.

Il nome “pomodorino del piennolo” è dovuto al modo in cui i pomodorini vengono appesi in una rete che li tiene sospesi su bastoncini o pezzi di legno.

A Torre del Greco, si racconta che le mogli dei pescatori si occupassero di intrecciare le reti che servivano per la pesca e quando i mariti andavano in mare, le donne usavano la stessa procedura per intrecciare i piccoli nodi delle reti del “piennolo”.

Possiamo dire che il pomodorino è tra i prodotti più rappresentativi della nostra terra: rossi come il fuoco del vulcano e resistenti come il suolo che la genera!

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Dott.ssa Marianna Amendola, laureata in Scienze della comunicazione presso l’universita Suororsola Benincasa. Iscritta attualmente al corso magistrale di comunicazione pubblica politica e sociale presso l’università Federico secondo. Insegnante e tecnico societario iscritta all'albo degli istruttori di ginnastica ritmica presso la FGI.