Nello splendido e antico Castel Nuovo di Napoli, promossa dal Comune di Napoli, con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo, ed organizzata dal di C.O.R Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia, in questi mesi si potrà vedere una delle mostre più interessanti sul territorio italiano.

“IL FUTURISMO anni ’10 – anni ’20”, una mostra curata da Giancarlo Carpi con Francesca Villanti ospita importanti opere, dagli anni dieci agli anni venti, ammirate in alcune delle principali collettive storiche del movimento futurista.

Autori quali Boccioni, Balla, Carrà, Severini, e tanti altri ci porteranno nel mondo delle 3 dimensioni, creative, nuove e dirompenti delle avanguardie europee del 1900.

Sessantaquattro capolavori, che resteranno a Napoli dal 19 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019, ci immergeranno nel pensiero libero e innovatore, anzi futurista. L’arte che entra in sintonia ed utilizza il consumismo, la tecnologia, la materia e ne immagina la mutazione. Esempi di gran rilievo visibili nell’esposizione sono le opere di Gerardo Dottori con Motociclista (1914) o Costruzione spaziale paesaggio del 1921 di Enrico Prampolini.

Nonché lavori riprodotti all’epoca nelle pubblicazioni edite dagli stessi artisti, come Subway (folla ai treni sotterranei -1930) di Fortunato Depero, o sulle riviste futuriste come Folla + paesaggio del 1915 di Giacomo Balla.

La mostra ricostruisce questa evoluzione e costruzione delle tematiche: uomo, materia, progresso dagli anni ’10 agli anni ’20 e delle sue interazioni. Partendo dall’iconografia per passare al dinamismo.

Tema centrale sarà la penetrazione reciproca tra soggetto e ambiente e della simultaneità, a partire dalla prospettiva del soggetto umano, dell’energia che ne scaturisce, del conflitto, della trasformazione, la metamorfosi tra l’essere umano e l’oggetto (o la macchina).

Fuoriuscendo dal limite della cornice, del dipinto stesso e creando un ulteriore movimento e dinamismo ma intellettuale, psico-fisico con l’osservazione, con lo spettatore che si proietta nell’immagine e crea movimento di sua iniziativa (o forse no), stimolato in una visione anch’essa futura e dai suoi cromatismi. Un superamento del confine tra la finzione e la realtà.

In un luogo che ha vissuto i mutamenti storici e gli avvenimenti delle epoche passate, nella Cappella Palatina che ospito Papa Celestino V e Giotto, il Futuro prende forma, si plasma, si corrode, si trasforma e si ricrea andando oltre non poteva che essere Napoli la città che lo avrebbe raccontato.

Articolo precedentePompei: vento pazzesco, la Direzione fa uscire i visitatori
Articolo successivoMaltempo sull’Italia, otto morti e un disperso