In un primo articolo abbiamo parlati dei cani della storia, ovvero i nostri amici a quattro zampe. Ma tra gli animali domestici abbiamo il più furbo, solitario a volte, indipendente certamente… il gatto.

A differenza del cane che veniva utilizzato come animale di guardia e da caccia, il gatto veniva messo soprattutto in casa per allontanare e cacciare i topo. Ma proprio il suo aspetto sornione e allo stesso tempo ‘menefreghista’ ha insinuato nel tempo la sua indubbia utilità. Non a caso poi, essenzialmente territoriale e crepuscolare, poco dopo verrà associato al demonio e alle streghe e perseguitato, vittima di un pregiudizio secolare che dura ancora oggi. A dire il vero nel mondo islamico avveniva esattamente il contrario, i gatti venivano da Maometto lodati per la pulizia, e addirittura nel mondo classico e del passato era divinizzato.

Gli egiziani ritenevano fosse simbolo di fecondità e dell’amore materno quale dea protettrice Bastet, tanto da aver ritrovato nella città di Bubasti, numerose mummie di gatto. Per i Greci, Aristofane cita un mercato dei gatti ad Atene che veniva chiamato ailouros (che muove la coda), mentre i romani era solo per le classi agiate (quindi simbolo di benessere), per poi essere diffusi tra tutti nella popolazione così si ebbe la propagazione dell’animale in tutta l’Europa.

Il gatto o micio (dal latino mūsiō) nel pieno del Medioevo, il diavolo giocava con l’anima del peccatore come il gatto faceva col topo, e così andò incontro a un triste destino. Non a caso Walter Map, ad esempio, sostenne che in questa forma si mostrava il diavolo ai suoi adepti Valdesi e persino ai Templari, infatti finì con loro sul rogo. Se il gatto fosse nero bisognava stare attenti a non fargli pretendere il “bacio sconcio” (osculum infame) sulle terga proprio sotto la coda come segno di sottomissione, e da lì il simbolismo della superstizione. L’accusa di venerare il gatto-demonio fu rivolta alle streghe da papa Innocenzo VIII nel 1484 che sentenziò che “il gatto è l’animale preferito del demonio e l’idolo di tutte le streghe” nonché degli eretici. Nella notte di San Giovanni, nelle piazze, venivano bruciati vivi centinaia di gatti rinchiusi in ceste assieme alle donne accusate di stregoneria.

Le differenti epidemie di peste, dovute alla proliferazione dei ratti, potrebbero essere una conseguenza della diminuzione del numero dei gatti. Nel tempo storico molti personaggi di grande rilievo storico ebbero al loro fianco come animale proprio il gatto, e forse questo ha portato nel tempo a rivederli con occhi diversi e sempre più di un animale da tenere in casa. Ma soprattutto divenne celebre per romanzi ed altre opere di interesse culturale, pensiamo ad esempio: Carroll che fa colloquiare Alice nel Paese delle Meraviglie con un gatto, oppure Perrault con la celebre favola Il gatto con gli stivali; Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft opere come Il gatto nero e I gatti di Ulthar, e musiche e dipinti, e teatro con Cats.

E forse, proprio Cattarina, aveva ispirato il suo padrone Edgard Allan Poe, che usciva con lui acciambellata sulla sua spalla. La regina Vittoria, tra austerità e le sue imprese colonialistiche per l’Impero, amava spazzolare tutti i giorni il suo gatto White Heather. Pare che anche Martin Lutero fosse molto affezionato a Pangur Ban, un gatto bianco trovatello, a cui dedicò diverse poesie.

Così Ernest Hemingway che aveva la sua Snow White a capo di una folta banda di gatti che vivevano nella sua residenza in Florida.

Ma il più famoso è il gatto marinaio che viveva sulla corazzata Bismark dal nome Oskar, e quando venne affondata nel 1941 durante la sua prima e unica missione, fra i pochi membri dell’equipaggio sopravvissuti, fu tratto in salvo dalla nave alleata Cossack, ma poco dopo nello stesso anno, anche questa venne silurata e affondò, e di nuovo superstiti e il gatto furono salvati dal cacciatorpediniere Legion. Venne ribattezzato Unsinkable Sam sull’Ark Royal, che poco dopo affondò. Oscar si salvò su una tavola galleggiante e arrivò in Gibilterra, ma per essere rimpatriato, nessun comandante di navi lo volle (oramai era famoso per la sfortuna) e quindi andò in pensione forzata e collocato presso l’House for Sailors di Belfast, casa di riposto per marinai. Qui rimase fino al momento della sua morte, avvenuta nel 1955.

Infine, i gatti di due personaggi che fecero storia, se avessero parlato, chissà quanto segreti potremmo ora conoscere: Nelson di Sir Winston Leonard Spencer Churchill, che molto spesso lo faceva partecipare al Consiglio dei Ministri, su una sedia appoggiata esclusivamente per lui; e Tobia di Benito Mussolini, un tigrato amato a tal punto che il Duce gli fece fare un ritratto e lo collocò nella Sala del Mappamondo, a Palazzo Venezia.

FONTEfestivaldelmedioveo.it
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