In questi giorni nonostante il lockdown e la lontanaza dai cari, eppure le tradizioni natalizie ci hanno legato come sempre, i popoli e anche se ogni posto ha i propri usi e costumi, lo spirito del Natale ci ha resi ed ancora oggi ci rende tutti uniti e desiderosi di gioia e allegria nel proprio cuore ed in quello delle persone che amiamo.

A Napoli, le usanze che precedono l’arrivo del 25 Dicembre, fanno da palcoscenico emozionale a tantissimi visitatori che, ogni anno (tranne quello di quest’anno per cause  di forza maggiore), arrivano nella nostra città per assaporarne tutte le sue tradizioni. Le strade illuminate, i dolci tipici, il calore dei napoletani e soprattutto l’affascinante ed inimitabile: San Gregorio Armeno.

Questa strada del centro storico di Napoli, dove si espongono tutti i presepi che vedono protagonisti i più grandi personaggi napoletani, seppur silente e quasi vuota, in questi giorni, resta una delle mete preferite della cità di partenope in veste natalizia. Grazie ai talentuosi artigiani del posto, non si può che restare stupefatti dall’incredibile somiglianza che quelle statuette hanno con i personaggi veri.

Passeggiare per San Gregorio, vuol dire immergersi nella nostra storia, fatta di tanti artisti che purtroppo ci hanno lasciato ma che continuano a riscaldare le nostre case, specie durante le feste natalizie.

Te piace o’ presepe?” Ecco, come non poter citare una delle frasi celebri del famoso Edoardo De Filippo? Frase storica che riassume la più importante commedia scritta da quest’ultimo nel 1931: “Natale in casa Cupiello” (che in questi giorni abbiamo visto con un omaggio televisivo).

La morale di questa storia ancora oggi è la dimostrazione che in questi giorni di festa, nonostante tutti i cambiamenti, le tragedie, i difficili ostacoli che ogni anno ci mette di fronte, le tradizioni, la famiglia e l’amore che cresce negli anni, rappresentantando il vero caposaldo di ogni Natale.

Per non parlare delle strepitose pietanze che si preparano ad un cenone ed è qui che troviamo una commistione tra le pasticcerie napoletane e siciliane in quanto le ricette passavano di convento in convento, poiché le badesse delle strutture provenivano quasi sempre da famiglie aristocratiche ricche e agiate, immischiate nella politica, per cui il dolce diventava un “messaggio”, una corruzione ed un patrimonio a tutti gli effetti.

In pole position possiamo trovare: “o mustacciole, o roccocò, gli struffoli”. Dolci che fanno parte dei ricchi vassoi che rendono piene le tavole e rallegrano i palati.

Possiamo dire che le tradizioni napoletane fanno da sodalizio anche ai parenti che arrivano da lontano, diventando a tutti gli effetti, un meraviglioso ed appetitoso augurio di buon Natale, senza crisi e pandemie, oltre ogni tragedia, per farci dimenticare 8anche solo per poco) quest’anno difficile.

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Dott.ssa Marianna Amendola, laureata in Scienze della comunicazione presso l’universita Suororsola Benincasa. Iscritta attualmente al corso magistrale di comunicazione pubblica politica e sociale presso l’università Federico secondo. Insegnante e tecnico societario iscritta all'albo degli istruttori di ginnastica ritmica presso la FGI.