Negli ultimi giorni, sembra che molti giornali abbiano evitato di trattare del discorso di fine anno del Presidente Cinese Xi Jinping, nonostante l’importanza raggiunta da questo paese nello scenario internazionale.
Il discorso del Presidente cinese, mostra tutte le grandi conquiste dello Stato che attualmente cresce più nel Mondo. Nelle parole del leader del gigante asiatico, ad esempio, c’è un’eco interessante riguardo il progetto governativo che punta, nel corso dell’anno 2020, ad eliminare per sempre la povertà in Cina, liberando in un solo anno decine di milioni di persone dalla morsa di una delle più grandi piaghe per l’Umanità. Vi è, inoltre, una grande attenzione ai risultati già ottenuti, come la costruzione del più grande aeroporto del mondo o anche lo sviluppo della rete 5G, che promette di rivoluzionare la vita umana.

A questo punto sorge spontaneo il raffronto con i discorsi tenuti dai leader occidentali, e, in particolare, con quello del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nelle parole del Presidente italiano c’è il rassegnato e disperato richiamo al senso di responsabilità per la classe politica di una Nazione che langue da tempo in un baratro e affonda sempre più. Il discorso di Mattarella verte, quasi esclusivamente, su elementi di natura economica. Poca enfasi è posta nell’esaltare gli sforzi collettivi di migliaia di uomini e donne del nostro Paese, che, per un altro anno, si sono dovuti rimboccare le maniche affrontando disoccupazione, crisi economica e precarietà. I suoi elogi, gli auguri e le esortazioni sono limitati a piccoli gruppi, settori e singole città. Il Presidente, in definitiva, parla di ciò che sappiamo, dei nostri punti di forza, ma dice poco riguardo ciò che va fatto o non va bene nel Bel Paese.

Il problema, però, non si pone per la prima volta, è da tempo infatti che, ai discorsi di fine anno, non sembra possibile portare novità e risultati nonostante gli sforzi del popolo italiano nei più disparati campi. Il quesito allora è, questa povertà di contenuto è da imputare ad una mancanza dei Capi di Stato italiani o all’incapacità dei vari governi che si sono succeduti?
E ancora, la differenza tra questi due discorsi, potrebbe forse essere l’evidente esposizione della distanza tra un mondo che va avanti ed uno che si rassegna alla stagnazione?

Al lettore la riflessione sulla situazione verso cui ci stiamo muovendo e su un eventuale cambiamento di direzione che dovrebbe coinvolgere il nostro Paese.

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