Da alcune settimane un mostro invia messaggi su WhatsApp agli utenti di Paesi diversi.

E’ questa Momo, una creatura dalle fattezze davvero mostruose, con occhi enormi fuori dalle orbite, capelli neri lunghi e la faccia ovale con una bocca spaventosa, diventata famosa perché contatta persone su WhatsApp.

Secondo il procuratore generale dello Stato di Tabasco in Messico, tutto nasce come un gioco, ed è sufficiente chiamare un numero dal prefisso giapponese +81 per ricevere altre foto horror, oppure di persone dal volto deformato. Apparentemente a mandare le foto è proprio il mostro, che ha destato tanto interesse da approdare celermente anche su Facebook. Al primo numero proveniente dal Giappone se ne sono affiancati altri due, uno originario del Messico +57, ed uno della Colombia +52 e quello che è nato come un gioco, ad un certo punto si è trasformato in qualcosa di diverso, infatti qualcuno nel web spagnolo hai incominciato a creare degli account WhatsApp fingendosi Momo, così da far circolare delle leggende urbane.

Dopo poco dalla sua apparizione sui media, Momo è stata identificata: si tratta infatti della statua di una donna-uccello esposta nel 2016 nella Vanilla Gallery a Tokyo, nata dalla fantasia dell’artista giapponese Keisuke Aizawa.
Alcuni utenti che hanno deciso di chiamare il numero per contattare il mostro, pare che di notte abbiano ricevuto non solo immagini terrificanti, ma anche insulti, nonché comandi da eseguire per evitare terribili conseguenze, sotto minaccia di vedersi diffondere informazioni personali in caso di rifiuto. Chiaramente i più minacciati sono gli adolescenti, e secondo alcuni giornali una dodicenne in Argentina si sarebbe suicidata impiccandosi nel giardino di casa dopo essere stata contattata da Momo. Altre inquietanti segnalazioni sono pervenute dalla Germania e dall’Inghilterra e pertanto se i ragazzi vengono invitati a non comunicare col profilo WhatsApp, ai genitori viene chiesta una maggiore vigilanza delle chat. Quello che pare essere uno stupido gioco, in realtà sta destando non poca preoccupazione, perché pare sia possibile comparare Momo al fenomeno della Blue Whale, gioco che appena un anno fa istigava al suicidio decine di adolescenti in tutto il mondo. Fortunatamente c’è anche chi smentisce il contatto col mostro, affermando di aver chiamato il numero designato senza aver ottenuto risposta.
I più scettici parlano di uno scherzo di cattivo gusto, di catena di Sant’Antonio, di un modo per rubare dati personali, estorcere denaro o fare del male ai più deboli, ma la statua nella realtà richiama un’Ubume del ricco patrimonio di leggende giapponese, ossia il fantasma di una donna morta di parto oppure durante una gravidanza. Viene di solito rappresentata come una figura dai lunghi capelli neri, con un kimono spesso macchiato di sangue che le copre la sola parte inferiore del corpo lasciando scoperti i seni, mentre in altre rappresentazioni la ritroviamo con tratti di uccelli, come nel caso dall’opera dell’artista Aizawa. L’Ubume comunque è un fantasma “buono”, che semplicemente infesta i luoghi in cui la donna è morta e non pochi raccontano di una donna che appare ai viandanti chiedendo aiuto per il suo bambino avvolto in un panno, che una volta aperto si rivela essere una pietra, mentre la donna scompare.

L’invito dunque, è di non chiamare o rispondere a chat sconosciute, e di non rivelare informazioni personali sui social.

Articolo precedenteDonna Islamica Multata a Causa del Velo
Articolo successivoLE ANTICHE TERME AL CENTRO DEL MONDO
Dott.ssa Assunta Mango, laureata in economia all’Università Federico II, giornalista, scrittrice, ricercatrice e mobility manager, addetta alla selezione e valutazione del personale nonché progettista presso il Comune di Napoli. Ha pubblicato: “Napoli Esoterica: I tre Decumani“, "Tempo e Tradizioni: I mestieri nel Presepe Napoletano", "Storie e leggende tra i due laghi“, "Mirate al cuore", "Io, sono Giuditta". Regista e sceneggiatrice di commedie teatrali e socia fondatrice dell’Associazione “Oltre i Resti“.