L’emergenza clima è uno dei temi più discussi degli ultimi anni, in particolar modo in riferimento all’utilizzo della plastica.

In Italia abbiamo il primato mondiale per il consumo di acqua minerale in bottiglia, di cui l’84% è in plastica e solo il 10-15% viene riciclato, il restante finisce nei termovalorizzatori, nelle discariche o disperso nell’ambiente, inquinando terra e mare e di conseguenza i prodotti che mangiamo.  Se ognuno di noi facesse la sua parte ogni giorno consumando acqua in vetro, si potrebbero risparmiare migliaia di euro di petrolio, poiché per produrre un kg di plastica occorrono circa due kg di petrolio.

Ma si può fare ancora di più, utilizzare il vetro con vuoto a rendere anziché a perdere. Se depositiamo il vetro nelle campane per il riciclo, i passaggi per il riutilizzo del prodotto sono più numerosi, visto che dovrà passare un camion per il ritiro e lo smistamento al centro raccolta, di lì un altro camion per portarlo alla struttura per la frantumazione, e poi un altro ancora all’impianto per la fusione e la produzione della nuova bottiglia, da portare infine al produttore d’acqua.

Se invece scegliamo il vuoto a rendere, non solo i passaggi saranno la metà (dal consumatore al produttore che la sterilizza e riutilizza), ma avremmo dimezzato i costi per il riciclo del vetro utilizzando molto meno petrolio e di conseguenza ridotto le emissioni di anidride carbonica.

Allora perché solo in pochi scelgono il vuoto a rendere?

Molti produttori preferiscono pagare di più la bottiglia che costruire impianti di sterilizzazione vicino alle fonti, nonché costruire spazi di raccolta nei supermercati. Ma se noi consumatori decidiamo di acquistare solo acqua con vuoto a rendere, la situazione cambierebbe radicalmente e le aziende si organizzerebbero rapidamente.

Inoltre, non dimentichiamo che secondo i dati dell’ISTAT l’acqua del rubinetto di casa, salvo casi particolari, è di buona qualità, ed è controllata molto di più di quella minerale. Purtroppo però le famiglie italiane hanno il timore di consumarla, un timore che costa sia all’ambiente che all’economia.

Di seguito i marchi che effettuano sia il vuoto a perdere che a rendere: Boario, San Pellegrino, Plose, Lauretania, Ferrarelle, Surgiva, Acqua Panna, Levissima, San Bernardo, San Benedetto, Norda.

FONTECorriere.it,
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