Nei pressi del sito di Ciota Ciara (Borgosesia, VC), un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Ferrara ha rinvenuto un canino e un molare inferiore appartenuti a un uomo di Neanderthal dell’età di 300 mila anni.

“I dati emersi permettono di affermare che l’uomo preistorico ha sfruttato le rocce locali per la produzione di strumenti e che, in alcuni casi, ha raccolto delle materie prime di migliore qualità più distanti dal sito, portando alla Ciota Ciara strumenti già confezionati”.

Marta Arzarello, che guida lo studio, specifica nel dettaglio come ritrovamenti di tale calibro accendano una nuova luce sull’uomo di Neanderthal, visto come una “creatura primitiva”, dotata unicamente di scarse abilità tecniche e dedito solo alla caccia e alla guerra.

Ma ora, convinzioni come questa stanno venendo meno, grazie alle recenti ricerche che dimostrano come fosse in grado di lavorare le fibre naturali, avesse inventato la pittura rupestre – e non i Sapiens – e che addirittura amasse immensamente passare il tempo libero in spiaggia.

Dettagli importanti emergono anche dal luogo del ritrovamento, utilizzato solo inizialmente come rifugio durante la caccia ma, in seguito, adattato per occupazioni più lunghe e stagionali, finendo per diventare un’ultima occupazione di breve durata.

Anche grazie al ritrovamento di resti di vari carnivori come la pantera, il leone, la lince, il lupo, il tasso e la martora, emerge come la grotta sia stata occupata nei periodi in cui l’uomo non era presente per via del suo clima temperato, con un incremento dell’aridità e un abbassamento delle temperature nei livelli più bassi.

Articolo precedenteLa solidarietà… rifiutata
Articolo successivoLa dieta chetogenica contro il Covid-19