Ritrovate in un edificio di proprietà della Santa Sede, in area extraterritoriale Vaticana alcune ossa.
Sono in corso accertamenti sul rinvenimento avvenuto in un locale annesso alla Nunziatura apostolica di Via Po a Roma. Le indagini in corso si svolgono in collaborazione con la magistratura italiana al fine di accertare l’epoca a cui risalgono i resti. Durante i lavori di rifacimento del pavimento gli operai avrebbero ritrovato uno scheletro quasi intero e, in un altro punto, altri frammenti di ossa. Pare non si tratti del primo episodio e che altri siano avvenuti in passato. Ad esame il cranio e i denti al fine di verificare se sono ricollegabili al caso Emanuela Orlandi.
“Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni“, ha dichiarato il legale della famiglia Orlandi.
Nel comunicato della Santa Sede si legge:”Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura Apostolica in Italia sono stati rinvenuti in un seminterrato alcuni frammenti ossei umani“.
Il corpo della Gendarmeria è immediatamente intervenuto informando i superiori della Santa Sede, che a loro volta hanno contattato le autorità italiane per le necessarie indagini e per collaborare. Il procuratore capo di Roma, il dottor Giuseppe Pignatone, ha subito incaricato la polizia scientifica di stabilire età, sesso e datazione della morte.
Il ritrovamento, per il quale la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio, sarebbe avvenuto ieri pomeriggio. Il prelievo del DNA dalle ossa ritrovate e la comparazione dello stesso con quello di reperti relativi a Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, potranno fornire le tanto attese risposte. Infatti, secondo Giovanni Arcudi, direttore della Medicina Legale dell’università Tor Vergata di Roma, basteranno 7-10 giorni per capire se i resti sono effettivamente quelli della ragazza, ed aggiunge: “Non sempre però si riesce a ricavare del materiale genetico utilizzabile, dipende sempre da come sono conservati i resti, e anche da che tipo di ossa abbiamo. Dai denti ad esempio si ricava bene, e anche dalle vertebre, ma ad esempio la conservazione in luogo asciutto o umido ha una grande influenza sulla possibilità di estrarre un Dna ‘pulito'”.
In mancanza del Dna, spiega Arcudi, si ricorre agli esami sulle ossa. “Questi richiedono più tempo, ogni singolo frammento viene valutato e misurato. Potenzialmente anche da questi esami si può sapere molto, dall’età alla statura al sesso, oltre alla presenza di lesioni ossee che possono essere confrontate con quelle della persona sospettata. Dalla degradazione dell’osso si può anche stimare da quanto tempo i resti si trovavano nel luogo del ritrovamento, con una approssimazione di almeno 10-20 anni”.
“Non voglio illudermi, voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella. Gli inquirenti hanno il nostro Dna. Lo hanno prelevato quando furono fatte verifiche su alcune ossa rinvenute nella basilica di Sant’Apollinare“. Lo ha detto all’ANSA, Maria Antonietta Gregori, sorella della ragazza scomparsa nel 1983, continuando:“Voglio capire perché si è pensato subito a mia sorella ed Emanuela Orlandi nelle ore successive al ritrovamento“. Entrambe scomparvero da Roma nel 1983 quando erano minorenni.
Nei prossimi giorni i risultati degli esami, potrebbero finalmente restituire un pò di pace ad una delle due famiglie delle ragazze, consentendo loro di dare degna sepoltura agli amati resti.