La puntata di Stanotte a Napoli, andata in onda la sera di Natale, continua a generare furiose polemiche, tra le quali quella di raccontare solo la parte migliore della città, tralasciando le sue “tenebre” che, normalmente, occupano maggiore spazio non solo nelle cronache nazionali, ma anche nei libri e nelle produzioni cinematografiche o, almeno, questo sembra essere il parere del giornalista e romanziere Roberto Saviano. Alberto Angela, noto divulgatore apprezzato in tutta Italia, nella premessa da lui presentata, non ha mai negato le “storture” presenti nella città, limitandosi a “tentare di trattarle in altra sede” almeno per una volta. Il suo è il tentativo di raccontare un luogo che esiste, le cui bellezze nascondono fin troppo bene crepe e cicatrici, ma che si dimostra in grado di resistere nonostante i problemi, per il piacere di coloro che possono affacciarsi dai terrazzi dei piani alti, ignorando che chi sta sotto non gode di nessun panorama.
Per l’autore di Gomorra invece, si cerca di nascondere l’orrore e i mali quotidiani che affliggono la gente che ci vive, come gli agguati che mettono a rischio l’incolumità dei cittadini, da parte di criminali che invocano addirittura San Gennaro prima di agire, non discostandosi dai personaggi della sua opera. In realtà, il libro e la versione tv sono due prodotti assolutamente diversi, in quanto il secondo ha scelto di “mettere in scena” modelli equivoci adatti a essere “scimmiottati” da chi è privo di vere basi culturali per rigettarli. Angela ha cercato di occultare un Sud da sempre arrancante e perennemente in affanno, dove considerare lavoro e istruzione diritti e non semplici concessioni del potente di turno? Oppure ha tentato solo di raccontare in una buona luce le meraviglie della city mostrando quello spiraglio di luce che solo in pochi riescono a vedere? Forse non esiste una risposta univoca.