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Hiroshima Mon Amour

L’Amore dopo la Bomba Atomica

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La Nouvelle Vague.

Un movimento cinematografico sorto in Francia verso la fine degli anni cinquanta, nato per opporsi alla tendenza idealistica e moralizzante che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e, con l’inizio della Guerra Fredda, imperava nel paese e che aveva, come fine, quello di parlare della realtà storica di tutti i giorni, nel tentativo di rinnovare gli stilemi narrativi e registici, ormai “compromessi” da anni di film di falsi “valori perbenisti”.

Il primo film generato da questa corrente artistica “parallela e simile” al neorealismo italiano è Hiroshima Mon Amour, del regista Alain Resnais.

Attraverso la storia d’amore interrazziale di una notte tra due persone (lei, un ‘attrice francese  giunta ad Hiroshima per girare un film, con il dolore nel cuore per aver amato un soldato tedesco durante l’occupazione nazista; lui, un architetto giapponese con le sue ombre e i suoi segreti) e, grazie a un montaggio innovativo combinato ad un sapiente uso dei flashback, ci viene mostrato il contrasto tra l’evocazione nuda e cruda di quello che furono gli orrori della bomba atomica che si fonde e riesce ad alternarsi (senza alterare il racconto principale) ai ricordi della donna, in un’ossessionante combinazione tra ricordo ed immaginazione, che la spingono a compiere un percorso di maturazione che finisce per girare attorno al nucleo del problema, senza mai riuscire ad affrontarlo in maniera diretta, in un viaggio nell’animo che si trova a rivivere i dolorosi ricordi della sua adolescenza, mentre presente e passato finiscono per fondersi l’uno con l’altro, in un continuo susseguirsi di salti temporali, con la memoria che combatte contro la cancellazione del passato, un’esigenza a volte necessaria per sopravvivere dato che “la grande contraddizione consiste nel fatto che abbiamo il dovere e la volontà di ricordare, ma siamo obbligati a dimenticare per vivere”.

Hiroshima Mon Amour – Un viaggio nella profonda ferita di un popolo, e un’odissea nell’animo ferito di una donna che, forse, non vuole guarire o perdonarsi.

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