Quest’anno è una Pasqua un po’ particolare eppure si cerca di non perdere la tradizione e non dimenticare di alleggerirci dal ‘virus’, festeggiando a modo nostro, reinventandoci cuochi e accontentandoci di un dolce fatto in casa o ‘se trovato’ comprando al supermarket. Ma per tenerci compagnia parliamo di tradizione… l’uovo di cioccolato “Pasqua”.
Di vari gusti: fondente, nocciolato, al latte e consumato in mille modi rompendolo a mille pezzi assestando un colpo netto, dividendolo perfettamente a metà, facendo un buco, e mangiando fino a stufarsi per poi sciogliere le rimanenze per un nuovo dolce.
La sorpresa è relativa, che sia esso un braccialettino di plastica o un portachiavi o un anello di fidanzamento fatto inserire di proposito, o il giocattolo per i più piccoli. In verità, dalla tradizione anglosassone, per loro oramai anche in Italia, è nata la caccia agli ovetti colorati sparsi per casa o nei giardini.
Sembra però che la tradizione di donare uova per la Pasqua Cristiana risalga al 1176 quando il re di Francia Luigi VII le fece distribuire al popolo per festeggiare il suo rientro a Parigi dalla Seconda Crociata. Successivamente a Torino, furono brevettati gli stampi, e la spagnola Caterina moglie del duca Carlo Emanuele I di Savoia che importò il cacao in Piemonte. Basta ricordare che la terra del gianduia ha avuto ed ha maestri cioccolatai Talmone, Venchi, Caffarel e Ferrero.
Nel 1725 la bottegaia Benedetta Giambone ebbe l’idea di ricoprire I gusci delle uova di gallina con la cioccolata e negli anni ‘20 la ditta Sartorio brevettò gli stampi per modellare il cioccolato, mentre a Birmingham, nel 1875, inventarono la prima sorpresa con la fabbrica Cadbury.
Il primo uovo con sorpresa conteneva un ripieno di mandorle dolci, ma il pegno dio eterno amore lo commissionò nel 1885 lo Zar Alessandro III Romanov al gioielliere di corte Peter Carl Fabergé, per la moglie Maria Aveva. L’opera consisteva di un uovo con il guscio di smalto bianco con un tuorlo d’uovo con dentro una gallina dagli occhi di rubino una sorpresa, fu tanto bello che Fabergé dovette crearne uno all’anno.
Come abbiamo accennato, nella cosmogonia esso rappresenta l’origine del tutto, vi sono esempi in tutto il mondo classico e antico, molte statue di Dioniso sono state trovate nelle tombe in Beozia e portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita, così esse sono cariche di simbolismo del culto misterico dell’uscita dal ciclo infinito delle reincarnazioni, cioè l’abolizione del ritorno periodico all’esistenza.
Per un lungo tempo si incominciarono a identificare le uova con il Cristianesimo e soprattutto decorata o ricoperte di rosso come simbolo cristiano. La tradizione fa risalire questo uso ad una leggenda aurea: un miracolo dopo la morte di Gesù Cristo.
Quando Maria Maddalena andò al Sepolcro, e fu la prima, lo trovò vuoto e si narra che in quel momento la donna avesse con sé un cesto di uova, secondo la leggenda l’ho annunciò all’imperatore Tiberio, ovviamente egli fu scettico ed esclamò che solo quando le uova contenute nel cestino sarebbero diventate rosse ci avrebbe creduto.
Augurandoci che quest’anno la sorpresa per tutti sia il ritornò alla libertà quotidiana e alla cancellazione del virus, non possiamo che sperare che sia la Pasqua e il simbolo dell’Uovo sinonimo di una reincarnazione o rinascita ‘nuova’.