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Palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona

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Il palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona

Portale settecentesco in piperno bugnato

Le Origini del palazzo

Il palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona (Salita S. Raffaele, 20C) sorse su un antico casino di caccia da  come si evince  dalla Nuova Guida De’ Forastieri del 1725 di  Domenico Antonio  Parrino. Il casino era arroccato nei pressi di Sant’Eframo nuovo,  alla fine della Costigliola, all’ inizio del  colle della Fonseca . Infatti era ubicato nei pressi dell’ incrocio della strada della Salute con l’Infrascata. Il  caseggiato  comprendeva anche una vasta tenuta. Il casino di caccia in origine era di proprietà dei Duchi Carafa di Bruzzano che lo cedettero   nei primi anni del ‘700 alla   famiglia Cassano Ayerbo d’Aragona.

I Cassano Ayerbo D’Aragona

Giuseppe Maria  d’Aragona , era principe di Cassano e duca di Cessano e patrizio napoletano.  La famiglia Ayerbo discendeva da  cavalieri catalani venuti in città  al seguito di Alfonso d’Aragona ed era ascritta al Sedile di Porto.

Lo sviluppo urbanistico 

Nel 1748 il principe Giuseppe Maria d’Aragona trasformò l’antico casino in una splendida residenza nobiliare. Infatti   il nuovo  fabbricato ingloberà  le vecchie strutture e diventerà  uno dei più moderni ed eleganti palazzi della città. In quel periodo Napoli  subiva un importante sviluppo urbanistico  dovuto all’  abolizione dell’editto vicereale del 1566 che era  restato  in vigore fino al 1718. Questa legge  vietava la costruzione di residenze abitative fuori delle mura della città. La venuta del Borbone  incoraggiò notevolmente  l’antropizzazione di quei luoghi ove sorsero numerose nuove costruzioni. 

La  Costruzione

Alfonso Gambardella e Giosi Amirante, nelle loro ricerche di studi fatte sullo sviluppo edilizio urbano avvenuto fuori le mura alla metà del XVIII secolo, ritengono  che la progettazione   del vano scala  sia opera  di Ferdinando Sanfelice . L’esecuzione dei lavori, causa la morte del famoso architetto,  fu   affidata  al suo più stretto collaboratore,  Giuseppe Astarita. Ulteriori restauri successivi furono eseguiti  da un altro famoso architetto, Gaetano Barba, che eliminò molte decorazioni barocche  conferendo al palazzo un’impronta più classicheggiante ed aperta alle nuove istanze architettoniche.

Cessione del palazzo e della tenuta

Intorno alla metà dell’Ottocento, la vedova del Principe di Cassano d’Aragona vendeva l’intera proprietà – villa, giardino e tenuta ad una  nobile monaca terziaria  che era devotissima alla Madonna dell’Addolorata.  La religiosa  alla sua morte lasciò il palazzo alla congregazione delle Serve di Maria Addolorata con un legato di farne un convento. 

«di questo palazzo se ne faccia un monistero di donne delle serve di Maria».

Il Convento e la Chiesa dell’ Addolorata 

Le religiose presero possesso della struttura  e  circa nel 1880 (come  è evidenziato anche sulla mappa  comunale dell’ epoca) edificarono una chiesa nel giardino del palazzo. Il sacro edificio prese il nome di Chiesa dell’ Addolorata. Inoltre successivamente le monache acquisirono l’intera proprietà compresa la tenuta che agli inizi del 1900 vendettero   alla Cooperativa “Case Impiegati dello Stato”. Su questi terreni  tra il 1925 e il 1930 la Cooperativa edificò  il Rione Materdei.

Chiesa del convento dell’ Addolorata costruita nell’ antico giardino del palazzo quando le religiose ne acquisirono ila proprietà .Fa da sfondo alla sconcertante opera d’arte contemporanea  di copertoni dal nome “Yard” dello statunitense Allan Kaprow

Attualmente la   chiesa dell’Addolorata è pressoché abbandonata e versa in pessime condizioni. E’ da notare  che  nel 2016, dopo che le suore hanno ceduto la maggior parte della proprietà  alla fondazione Morra, la chiesa  fa da sfondo  ad una sconcertante  opera d’arte contemporanea  dal nome Yard dello statunitense Allan Kaprow (2003) dell’ avanguardia americana . Quello  che è certo è che ad  una  prima impressione , un visitatore distratto, vedendo  l’opera la scambi per una discarica abusiva di copertoni. Ma va letta attentamente la scheda illustrativa di questa singolare istallazione artistica  che recita cosi:

Il pubblico è invitato ad entrare all’interno di ‘Yard’ (versione n. 9) per camminare sulle gomme o risistemarle a proprio piacimento. Qui e lì ci sono piccole torri e pareti di gomme. Sentitevi liberi di lanciare le gomme verso le costruzioni per farle cadere. A questo punto, siete invitati a costruire nuove torri e pareti. Così facendo “Yard” cambierà continuamente. Allan Kaprow 

L’Architettura 

Lo stato dei luoghi fa presuppore che l’edificio attraverso i secoli abbia subito numerose trasformazioni . Sicuramente è dell’ epoca originale il monumentale portone d’ingresso in piperno  che da accesso alla prima corte ove è presente anche una piccola cappella oltre a due rampe di scale con un ballatoio. 

Uno dei cortili del palazzo

Attraverso  un arco si ha accesso ad una corte più interna dove affacciano  enormi finestroni  e qui vi è l’accesso al monumentale e spettacolare  scalone ottagonale.

Lo scalone

Come precedentemente indicato, il monumentale scalone  è sicuramente  stato progettato  dal genio di Ferdinando Sanfelice che non ne  potrà vedere la realizzazione a causa della sua morte  sopraggiunta nello stesso anno in cui iniziarono i lavori.

Corte principale del palazzo

Lo stesso è stato restaurato e riportato all’ antica bellezza dalla Fondazione Morra che ne ha fatto una prestigiosa cornice per ‘esposizione delle sue raccolte di arte contemporanea e per eventi culturali. La struttura della monumentale scala si sviluppa attraverso una rampa centrale affiancata da due rampe laterali, divise da un pianerottolo con uno dei lati ad arco. 

Scala ottagonale interna il palazzo fu tra i più belli ed interessanti da un punto di vista architettonico della città

La scala è di una spettacolarità eccezionale. Grandi piloni a collo d’oca si intrecciano con archi,  ballatoi e meravigliose volte. Uno spettacolo di grande suggestione. La scala, architettonicamente, è tra le più belle ed interessanti  della città.

Ballatoi e volte

 Per l’arditezza delle strutture, per la grandezza, la  maestosità degli spazi e per la luce, pur trattandosi di  un un luogo chiuso si ha l’impressione di essere su una scala  aperta.

Lo scalone

E’ uno scalone  costruito con poca pendenza che si sviluppandosi  su gli otto lati  e  con una  minima elevazione dei gradini fa si che sia  molto comodo . Per ò”originalità  e spettacolarità  questa costruzione è stata definita un ‘fuori scala’ sia materiale che immateriale’.

Ballatoi

 La scala è dipinta di bianco che ne accentua la luminosità. Con il restauro in stile neo-classico operato da  Gaetano Barba alla fine del XVIII secolo la scala è stata privata di molte decorazioni  barocche, per cui, aumentando la semplicità, essa ha assunto un’ eccezionale eleganza. La semplicità e linearità neo-classica coniugata alla spettacolarità del tardo barocco sanfeliciano.

Pilastri a collo d’oca

Casa Morra

Dal 2016 parte del  Nobile del palazzo è stato acquisito da “Casa Morra” che ha trasformato 4.200 mq in  sua disponibilità  in un archivio di arte moderna e uno spazio museale. Giuseppe Morra famoso critico  da quarant’ anni al servizio dell’ arte contemporanea  sta provvedendo gradualmente al restauro e al completo recupero della struttura. Il progetto tende a trasformare l’intera e immensa costruzione  in grande centro polifunzionale a favore dell’ arte . Non solo spazi  museali,  archivi e mostre ma anche laboratori , seminari, spazi dedicati  all’ accoglienza, alla ristorazione e agli alloggi per  gli artisti .

La comoda scala

Nelle sue stanze è ospitata la numerosa collezione Morra che comprende opere  di varie correnti di arte contemporanea  fra cui l’azionismo viennese, la body art,  la poesia visiva , l’Happening e varie sperimentazioni sia italiane che straniere. Fra gli artisti presenti nella collezione, opere di : Marina Abramović, Nanni Balestrini, Julian Beck, George Brecht, John Cage, Ugo Carrega, LUCA/Luigi Castellano, Henri Chopin, Giuseppe Desiato, Marcel Duchamp, Maurizio Elettrico, Heinz Gappmayr, Al Hansen, Geoffrey Hendricks, Dick Higgins, Allan Kaprow, Urs Lüthi, Stelio Maria Martini, Charlotte Moorman, Eugenio Miccini, Hermann Nitsch, Nam June Paik, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Paul Renner, Gerhard Rühm, Shozo Shimamoto, Rudolf Schwarzkogler, Daniel Spoerri, Arrigo Lora Totino, Bob Watts, Jean-Jacques Lebel, Dieter Roth, Oswald Wiener, Giuseppe Zevola  e numerosi altri .

 

Bibliografia :

Napoli Fuori le Mura  di Alfonso Gambardella e Gioisi Amirante Ed.Scientifiche Italiane 1994

L’antico Borgo del Limpiano  Bruno de Vito  Ed. U.N.A. 1999

Nuova Guida De’ Forastieri    Per osservare, e godere le curiosità più vaghe e più rare della Fedelissima Gran Napoli Città Antica e Nobilissima  di Domenico Antonio  Parrino  . Copia anastatica 

Da internet

https://www.casamorra.org/storia-e-progetto/

http://identitario-blog.blogspot.com/2018/12/salita-san-raffaele.html

Foto

Dall’ archivio personale dell’ autore

In copertina ingresso  dello scalone 

Su questo stesso magazine della stesso autore : Articoli

 

 

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