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Le Latomie di Siracusa: prigioni di pietra

Dall'antica grecia ai romani: il luogo degli sconfitti

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Molto affascinanti e molto suggestive, queste ‘pietre tagliate‘ sono visitatissimi a Siracusa. Esse hanno un fascino particolare soprattutto per la storia e le origini.

Forse non tutti sanno che le latomie siracusane esistenti ancora oggi e visitabili, sono antiche cave di pietra o di marmo, che venivano utilizzate per incarcerare sia i delinquenti comuni che i prigionieri di guerra e gli schiavi.

Le latomie più conosciute, appunto, sono quelle siracusane, e gli studiosi le fanno risalire, o meglio il loro scavo al V secolo a.C.. Esse furono utilizzate successivamente dai romani, ed hanno varie dimensioni. Alcune si trovano proprio dentro la città, con quartieri che hanno la loro latomis.

Di queste ‘opere di pietra’ il programma Voyager il 24 luglio del 2017 ne ha fatto un servizio. Siracusa già nell’epoca greca era una delle più belle città greche, e dalle latomie venivano estratti i blocchi di pietra per le costruzioni degli edifici. Attreverso una tecnica consolidata basata sull’esecuzione di fori con gli scalpelli ai bordi delle pietre che si intendevano estrarre. In quei buchi venivano messi dei pezzi di legno bagnati, detti cunei, che espandendosi determinava la rottura della pietra (appunto, in più punti in cui erano infilati).

Del resto, basta ricordare che il grande Annibale, quando attraversò le Alpi, per piombare su Roma, adottò la stessa tecnica su tutte le rocce che ne ostacolavano la traversata.

A questo punto, la pietra estratta veniva normalmente lavorata per assumere la sua forma definitiva. Tra le latomie ve ne è una in particolare denominata ‘l’orecchio di Dionisio‘, proprio sotto l’antico teatro greco della città. È di una dimensione ragguardevole: alta 23 metri e larga dai 5 agli 11 metri, profonda circa 65 metri. Essa presenta un andamento ad S, e proprio per questo motivo è un luogo in cui i suoni sono amplificati notevolmente, da qui il nome. È così enorme che presenta una forma ad orecchio d’asino, definito dal Caravaggio appunto ‘orecchio di Dionisio’.

Gli ateniesi tra il 415 e il 413 a.C. fecero una spedizione in Sicilia per battere Siracusa. Dopo le prime vittorie, i siracusani con il rafforzamento dell’esercito di almeno 3000 opliti spartani, riuscirono a vincere, portando alla prigionia di circa 7000 ateniesi proprio in quelle latomie, ove vissero sino alla morte. Pochi furono i superstiti che tornarono ad Atene, e questo preannunciò la fine del potere di Atene.

 

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