Esattamente 53 anni fa, il 15 Aprile 1967 ci lasciava uno dei più’ grandi attori comici che il nostro paese abbia mai annoverato, colui il quale ha saputo e sa ancora oggi far sorridere milioni di persone attraverso i suoi film e le collaborazioni con altri pezzi da novanta del panorama artistico nazionale, il grande Totò.
Nato a Napoli, al numero civico 107 in via Santa Maria Antesaecula, nel rione Sanita’, il 15 Febbraio 1898, Antonio Gagliardi De Curtis, altezza imperiale, cavaliere del Sacro Romano Impero, duca di Macedonia e d’Illiria, principe di Costantinopoli, in realtà’ eredito’ cognome e titoli nobiliari del padre, il marchese Giuseppe De Curtis, solamente nel 1921 quando cioè’ egli decise di sposare sua madre, Anna Clemente, riconoscendolo come figlio naturale.
Scoprì a tal proposito che la famiglia De Curtis, imparentata con la stessa di Somma Vesuviana, dalla quale inizialmente partirono le sue ricerche, aveva radici ben radicate tra Salerno e Cava De’ Tirreni, risalenti addirittura al periodo longobardo (X – XI sec.), e che gli stessi si radicarono in un casale nei pressi dell’Abbazia Benedettina della Santissima Trinità, chiamato in virtù della loro presenza De Curti e successivamente Licurti.
Grande sorpresa e curiosità suscitò nel suo animo la scoperta, qualche mese più tardi, della presenza di un dipinto, conservato nell’aula consiliare del comune metelliano, realizzato nel 1585 e raffigurante un suo antenato, il nobile Giovan Camillo De Curtis, consigliere dei Regi Collegi collaterali dapprima e Presidente della Somma Real Camera poi, al servizio di don Pietro Giron, viceré di Napoli e Sicilia al tempo di Filippo III di Spagna.
Il nobile antenato, a lui incredibilmente somigliante nei tratti del volto, con la stessa mascella volitiva, il naso dritto e lo sguardo penetrante, costituiva per Totò un ulteriore segno della nobiltà’ del suo casato e del valore degli uomini che la composero, e pertanto decise di scrivere all’allora sindaco di Cava De’ Tirreni, il prof. Eugenio Abbro, per richiedere la cessione del quadro, offrendo a tal fine una cifra davvero rilevante per i tempi.
La singolare richiesta fu prontamente portata e discussa in Consiglio Comunale, ma venne rigettata all’unanimità con la motivazione secondo la quale “il dipinto raffigurasse una gloria ed un vanto per l’intera città e comunità cavese”; in questo senso e’ da considerare singolare il commento pubblicato sul giornale locale “Il Castello” del gennaio 1961 che recitava: “Se Toto’ vorrà’ vedere il suo antenato potrà’ recarsi ogni tanto a Cava, così anche i cavesi avranno il piacere di vedere lui di persona e non soltanto sullo schermo”.
Insomma il povero principe De Curtis dovette arrendersi alla volontà’ popolare ma non senza crediamo noi aver pronunciato una delle sue memorabili e indimenticabili frasi ad effetto, del tipo…“Lei non sa chi sono Io!!!”
Fonte foto: it.wikipedia.org