Home Cultura Arte È guerra per l’affresco di Ercole restituito dagli Stati Uniti

È guerra per l’affresco di Ercole restituito dagli Stati Uniti

Farà ritorno ad Ercolano, da dove fu rubato?

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Sono passate ventiquattro ore dall’annuncio che l’America intende riconsegnare al nostro paese una sessantina di reperti archeologici rubati del valore di più di venti milioni di dollari – in precedenza “acquistati illegalmente” dal miliardario Michael Steinhardt – e finiti nelle tasche di un gruppo composto da trafficanti internazionali, che già si profila all’orizzonte un “conflitto” per la loro destinazione.

Grazie a una “collaborazione incrociata” di diversi anni tra i carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e il New York Country District Attorney’s Office, si è potuto risalire ai brokers dell’arte responsabili di aver fatto confluire in collezioni private statunitensi, grazie a transazioni ad opera di ricettatori di beni culturali e mercanti d’arte. In particolare, merita di essere lodato il personale della Sezione Elaborazione Dati del Comando TPC che, sfruttando l’immensa quantità di materiale fotografico e documentale, ha potuto determinare la provenienza clandestina dei reperti da scavi non autorizzati dal Ministero della Cultura.

Ora, bisognerà stabilire come saranno redistribuiti i reperti: in particolare, a creare uno scontro tra giurisdizioni è uno degli affreschi, che raffigura “Ercole fanciullo che strozza il serpente”, proveniente da una delle ville che furono saccheggiate ben ventotto anni fa, e che Ciro Buonajuto – sindaco di Ercolano e vicepresidente nazionale di Anci – chiede che faccia ritorno al comune, che intende esporlo per poterlo far ammirare. Dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, finora, nessun commento o comunicazione.

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