A tutti noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di imbatterci in qualche pergamena medievale.
Che sia stato in un museo, su un libro, in un film o in un documentario, è probabile che tutti abbiano notato quelle grandi lettere all’inizio della pagina o le fini miniature dei monaci amanuensi.
Pochi, però, si saranno concentrati a guardare cosa nascondono le curiose decorazioni e a scoprirne i segreti.

Uno dei casi più curiosi dello studio dei disegni su pergamena è quello della rappresentazione della stravagante lotta che pare a quei tempi ingaggiassero cavalieri e lumache.
Certo, considerando che nel 1325 bolognesi e modenesi si facevano la guerra per il possesso di un secchio di legno, non sorprende sentire una cosa del genere.
Sfortunatamente questa è, però, una metafora (a differenza della questione del secchio).
Ma quale ne è il significato?

Le interpretazioni sono state varie.
Una prima interpretazione vuole le lumache come metafora dei lombardi o, per estensione, degli italiani.
Sono numerose, infatti, le fonti che ne parlano in questo senso, definendola come espressione, abbastanza offensiva, usata da francesi e inglesi per parlare dei nostri antenati.
Più volte le commedie medievali sottolineano l’incapacità dei lombardi di combattere, fosse anche con le lumache.
Senza considerare che la fiorente produzione di armature nel Nord Italia potrebbe aver dato ancora maggior risonanza a questo epiteto (le lumache sono deboli e flaccide, ma coperte da una enorme armatura).

Un’altra interpretazione è quella che prende in considerazione anche le rare immagini in cui le lumache sono riverite e adorate dai nobili cavalieri.
Secondo questa interpretazione, pare che le lumache fossero simbolo della lotta tra vita e morte, una metafora della Resurrezione, che può fare sorridere, ma anche riflettere.

L’ultima è quella che potremmo chiamare della lotta di classe.
La lumaca, infatti, potrebbe essere stata adottata come rappresentazione dei popolani, che, con i loro eserciti di massa e protetti dai grandi scudi, già all’epoca, minavano la grande caratteristica sociale della nobiltà.
I signori feudali temevano una forza che (oltre a produrre la ricchezza) si preparava anche a difendersi da sola. Questo scontro si era spostato sul campo con le grandi rivolte medievali ed è inevitabile che i monaci, che vivevano in quei tempi, non ne fossero stati segnati.

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