Dal progetto di ricerca AdriCleanFish – coordinato dall’Università di Siena e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia – giunge la rivelazione che almeno il 20% dei pesci presenti nelle acque italiane ha ingerito microplastiche, rendendo il mare nostrum una delle aree con la maggiore concentrazione di rifiuti plastici a livello mondiale, con il 70% delle presenze di tali materiali.

Ormai, il Mar Mediterraneo – un ecosistema marino di elevata biodiversità – si ritrova fortemente impattato dai rifiuti marini, derivanti da attività umane come turismo costiero, gestione inadeguata dei rifiuti, attività marittime e pesca.

I rifiuti presenti in mare, per la stragrande maggioranza, derivano da attività legate alla navigazione – depositandosi sul fondo marino, con conseguenze estremamente negative per gli organismi marini che entrano in contatto con essi – rendendo il Mediterraneo una delle zone dove è maggiore la presenza di microplastiche a livello mondiale.

Ad essere presenti, come rifiuti, sacchetti e bottiglie – insieme ad imballaggi, sia di plastica che di alluminio – come pure lattine per bibite, retine utilizzate per la mitilicoltura e materiali legati alla pesca commerciale – tra cui pezzi di rete e strutture di gomma usate per proteggere le parti che vengono a contatto con il fondo.

Si calcola, in media, che 2 pesci su 10 presentano tracce di plastica nei loro tratti gastro-intestinali – sia rifiuti plastici che microplastiche – con un accumulo dei principali contaminanti chimici nella parte edibile del pesce, con pesanti conseguenze per la salute umana.

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