Sulla rivista Nature Catalysis è stata ospitata una ricerca dell’Università di Swansea, nel Regno Unito, nella quale viene annunciata una tecnica sperimentale che prevede l’utilizzo di fotocatalizzatori per decomporre la plastica in una miscela di idrogeno e monossido di carbonio, con l’utilizzo di un secondo procedimento per separare l’idrogeno.

Nel procedimento da loro sviluppato, la plastica viene ridotta in piccoli pezzi con un frullatore da cucina, mescolata con un catalizzatore di ossido di ferro e di alluminio, e poi posta in un generatore di microonde a 1000 watt, allo scopo di recuperare fino al 97% dell’idrogeno contenuto, rilasciando come materiale solido quasi esclusivamente nanotubi di carbonio.

Tale tecnica, inoltre, permette di riscaldare unicamente il catalizzatore, con un conseguente minor consumo di energia, dato che la plastica non assorbe microonde e, dato che la densità dell’idrogeno nei sacchetti di plastica è di circa il 14% rapportato al peso, può diventare una nuova fonte per quelle nazioni che guardano all’idrogeno pulito per affrontare i problemi del cambiamento climatico.

Uno degli utilizzi previsti, nel prossimo futuro, per tale procedimento, è quello di fungere da carburante alternativo, andando a qualificarsi come strumento per la possibile rimozione delle ingenti e inquinanti quantità di rifiuti plasticati che vengono riversati fin troppo continuamente in mare.

Forse, una soluzione al surriscaldamento globale è in dirittura d’arrivo.

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