Da sempre i social ci hanno abituati a condividere i momenti migliori della nostra vita. Convegni, presentazioni di libri, viaggi, visite guidate nei luoghi più belli della nostra città e della nostra regione. Non é più il tempo e questo, dopo una iniziale fase di assestamento, lo abbiamo compreso tutti. Abbiamo inizialmente fatto finta di nulla.

Impegnati a riequilibrare la nostra vita da svolgersi esclusivamente a casa. Abbiamo necessariamente iniziato ad autodisciplinarci in una giornata non più scandita dal lavoro, dagli impegni, dal meritato riposo. È iniziato il non tempo, il non rendersi conto di che giorno era. Un tempo senza tempo. Ieri, oggi, domani, tutto uguale.

Ci sembra lontanissimo tutto ciò che ha preceduto il forzato isolamento e invece tutta la nostra vita scorreva normale fino a tre settimane fa. Abbiamo imparato a non farci abbattere totalmente dalle incalzanti, tragiche notizie comunicateci dai bollettini quotidiani, dalle restrizioni sempre più stringenti comunicateci attraverso le decisioni stabilite dal nostro governo. Tanti, quanti decreti, quante autocertificazioni regionali. L’iniziale entusiasmo solidale che ha visto le città unirsi in cori dai balconi, il desiderio di non sentirsi soli ma uniti nella guerra contro il nemico invisibile, ha pian piano lasciato il posto al silenzio assoluto, al rispetto verso le tante vittime.
Ora è il momento della disperazione subentrata alla paura. Abbiamo visto ieri il Papa in una piazza San Pietro deserta. Solo il rumore della pioggia e delle sirene delle ambulanze nelle pause del suo discorso. Abbiamo assistito tutti a una trasformazione storica. Il Papa distrutto. Il Papa che ha affidato tutti noi a Cristo in croce. Il Papa della benedizione Urbi et Orbi, dell’indulgenza plenaria ma soprattutto il Papa uomo.

I social ora servono a farsi forza l’uno con l’altro ma nelle foto postate si vedono solo sguardi disperati. Torneremo a sorridere. Torneremo ad abbracciarci. Torneremo alla vita non dimenticando mai le vittime del comune nemico invisibile. Ce la faremo.

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