L’eruzione del Vesuvio avvenne all’improvviso. Gli antichi abitanti di Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia, sapevano che c’era una montagna, il Vesuvio, ma non potevano mai immaginare che quella montagna un giorno avrebbe eruttato con violenza inaudita distruggendo tutto quello che incontrava.

Lo prova il fatto che il Vesuvio era pieno di vigneti e coperto da una fitta vegetazione. Circa 15 anni prima c’erano state delle scosse di terremoto e, a seguito di queste, gli abitanti di Pompei avevano iniziato le relative opere di ricostruzione delle parti di edifici che ne rimasero colpiti.

Ancora oggi fa paura pensare che questo vulcano “sorvegliato speciale” possa un giorno risvegliarsi di nuovo ed eruttare, ma queste sono le regole della natura. Nessuno oggi è in grado di sapere con certezza quando ciò avverrà, anche se gli scienziati ci dicono che poco prima dell’eruzione si possono verificare dei fenomeni, segni premonitori della successiva eruzione. Esiste un grande piano di evacuazione di sicurezza per tutte le zone che ne sarebbero investite, un piano che prevede una fascia compresa nella zona cosiddetta “rossa”, più esposta agli effetti della futura eruzione, estesa per alcuni chilometri. Ma tuttora non esiste certezza, in caso di eruzione, sulla reale portata chilometrica di questa eruzione.

Sappiamo solo che recentissimi studi scientifici riuscirono a chiarire almeno una cosa: nel 79 D.C. l’effetto distruttivo del Vesuvio si estese per almeno 20 chilometri. Quindi se ciò è vero, anche Napoli potrebbe esserne colpita. Tutti sanno però che non è solo il Vesuvio a farci preoccupare; infatti nella zona di Pozzuoli e nelle zone circostanti esiste un altro pericolo: la “caldera” dei Campi Flegrei, anch’essa oggetto di recentissimi studi scientifici che accertarono un inesorabile progressivo aumento della relativa camera magmatica. Se esplodesse, tutte le zone interessate ne sarebbero irrimediabilmente colpite, con grande pericolo per tutti gli abitanti, visto che stiamo parlando di un territorio ad alta densità di popolazione. Alcuni scienziati americani alcuni anni fa dettero un allarme di prossima esplosione, ma il loro verdetto non è stato ascoltato. Ci domandiamo se esista o meno un piano di emergenza anche per queste zone.

Attenzione alla natura, perché può riprendersi quello che le è stato tolto, o si prende una rivincita sull’uomo che non ha saputo rispettarla; a quel punto non credo che gli conceda molto tempo per mettersi in salvo. Questa è la realtà. Il passato ci insegna delle cose: noi abbiamo visto le prove tangibili degli effetti distruttivi delle eruzioni vulcaniche un po’ in tutto il mondo. Ne abbiamo compreso il monito? Forse solo in parte. Ci vuole, prima di ogni altra cosa, la consapevolezza di attivarsi per programmare le misure di sicurezza e di prevenzione necessarie, per poi realizzarle in pratica. Non dormiamoci sopra!

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