La ubicazione di alcuni santuari è quanto mai curiosa. Alcuni di essi sono incastonati nella nuda roccia. Tra questi figura il Santuario di San Besso, posizionato a duemila metri di altezza ed incastonato in un enorme macigno di 60 metri di altezza, in Val Soana. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il Santo San Besso è precipitato esattamente dallo sperone roccioso che sovrasta il santuario. Addirittura il santuario è stato costruito nel 17° secolo e ospita un rifugio. Qui si reca ogni anno una processione che parte dalla Val di Cogne.

Oltre a questo santuario ne ricordiamo altri: il Santuario di Santa Rosalia a Palermo, il santuario della Madonna della Corona e, a Portovenere, la chiesa di San Pietro disposta sulla roccia: quasi tutti sorgono ad una apprezzabile altitudine: qui il silenzio regna sovrano.

Sono un esempio pratico della capacità umana di costruire, e non di distruggere. I pellegrini che li visitano ogni anno mettono sullo stesso piano arte e devozione. Non a torto questi tesori suscitano l’invidia del mondo. Ricordiamo ancora il Monastero di Cassino, più volte teatro di battaglie tra gli Alleati e i tedeschi invasori e a lungo bombardato, in quanto ritenuto un posto saldamente occupato da questi ultimi, in quanto punto strategico, in quanto sovrastante tutta la vallata.

Qui però trovarono la morte numerosi soldati di tutti gli eserciti coinvolti. Questa abbazia, luogo di fede ed arte, divenne purtroppo un obiettivo militare e fu distrutta quasi del tutto. Ancora oggi si possono intravedere i segni di questa distruzione, che coinvolse anche centinaia di antichi volumi raccolti della relativa biblioteca.

Al contrario di come si è comportato in occasione della costruzione di altri santuari e monasteri, qui l’uomo si è accanito solo a distruggere, pur se mosso da giustificazioni più o meno accettabili.

 

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