Scoperti durante gli scavi borbonici di Ercolano del 1738, sotto una massiccia coltre di materiali piroclastici, i papiri di Ercolano vengono considerati, dagli studiosi, il patrimonio librario più antico del mondo. Nonostante abbiano subito un processo di carbonizzazione per via dell’eruzione del Vesuvio, è innegabile il contributo fondamentale che hanno dato alla ricostruzione storica, in quanto hanno reso possibile poter curare e studiare al meglio l’edizione di testi che non sono pervenuti tramite i manoscritti medievali.

Siti all’interno della villa dei Pisoni, fatta edificare da Lucio Calpurnio Pisone, la cui biblioteca rese Ercolano il maggior centro di diffusione di filosofia greca. Ciò fu possibile anche grazie all’opera filosofica di Filodemo di Gadara, che riuscì a portare dalla Grecia molti scritti di Epicuro e dei suoi seguaci. Proprio Filodemo, grazie alla sua opera di diffusione culturale, divenne un personaggio illustre nella società romana. Noto ad Orazio e Virgilio, fu anche interlocutore di Lucrezio. Tra i rotoli di papiro superstiti fu infatti decifrato il “De bello Actiaco” di Lucio Vario Rufo, dedicato alla guerra di Marco Antonio e Cleopatra contro Augusto.

FONTEvesuviolive.it
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