Uno dei misteri più torbidi della storia napoletana legato ad una delle più importanti opere scultoriche mai realizzate, viene svelato e raccontato nel libro “Rum Molh – Biografia romanzata di Raimondo de’ Sangro – Il segreto della Cappella Sansevero” scritto da Pier Tulip: il Cristo Velato e il suo velo.

Tante sono state le ipotesi su come venne realizzata quest’opera e quale simbolismo traspare. Quali segreti nasconde quel marmo? Dal Rum Molh:

Il Sanmartino, come dice Raimondo nelle lettere alchemiche, ha infatti terminato l’opera (Il  Cristo Velato) scolpita in poco più di tre mesi nel seminterrato del palazzo dove prima vi era la tipografia, lontano dagli occhi di tutti. La scultura rappresenta il Cristo deposto su un ricco giaciglio con la corona di spine, i tre chiodi della crocifissione e la tenaglia
occorsa per estrarli. Ora bisogna completarla.
Sono riuniti in quattro a notte fonda: Raimondo, il Sanmartino, l’assistente alchemico Felice Piccinino e il fido Gennaro Tibet. La statua viene sollevata con un carretto munito di paranchi e trasportata nell’officina alchemica. Qui è già pronta una bassa vasca mattonata per accoglierla comodamente. Viene calata lentamente nella vasca.
Le corde che sono servite a reggere la statua vengono estratte. È stata precedentemente preparata una soluzione di acqua e calcìna con polvere finissima di marmo. Raimondo stende un lenzuolo ricamato sottilissimo sulla statua, ne aggiusta tutte le pieghe, fa in modo che alcune zone siano perfettamente aderenti al corpo, raccoglie la parte che avanza dietro la testa facendola aderire al capo. Insieme a Sanmartino controlla attentamente tutti i bordi del lenzuolo che avvolge il corpo ma non riescono a far passare il lenzuolo sotto la punta del chiodo. Quando tutto gli sembra perfetto comincia lentamente e con accuratezza a bagnare il lenzuolo con la soluzione preparata, evitando che la pressione dell’acqua modifichi le pieghe. Felice, il suo assistente alla brace di carbone di frassino, controlla la combustione e a un cenno di Raimondo comincia a soffiare, tramite un sistema formato da una cappa e tubi flessibili, aria calda sotto la vasca.
L’operazione viene ripetuta per quattro volte in giorni diversi. Alla fine, quando l’acqua sul lenzuolo è completamente evaporata, il Cristo è ricoperto dalla sindone marmorea trasparente. Dopo qualche giorno può essere riportata dove è stata scolpita e Sanmartino può espletare l’ultima fase di rifinitura e lucidatura.
Adesso si capisce la frase scritta nella lettera a Giraldi “che arriva ad ingannare gli occhi de’ più accurati osservatori”. 

Tutto il processo, così ben celato per tre secoli, è reso disponibile alla storia tramite il contratto stipulato col Sanmartino e ritrovato dalla Miccinelli: “Calcina viva nuova 10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino. Covri la grata della fornace co’ carboni accesi a fiamma di brace; con ausilio di mantici a basso vento. Cala il Modello da covrire in una vasca ammattonata; indi covrilo con velo sottilissimo di spezial tessuto bagnato con acqua e Calcina. Modella le forme e gitta lentamente l’acqua e la Calcina Misturate. Per l’esecuzione: soffia leve co’ mantici i vapori esalati dalla brace nella vasca sotto il liquido composito. Per quattro dì ripeti l’Opera rinnovando l’acqua e la Calcina. Con Macchina preparata alla bisogna Leva il Modello e deponilo sul piano di lavoro, acciocché il rifinitore lavori d’acconcia Arte. Sarà il velo come di marmo divenuto al Naturale e il Sembiante del modello Trasparire”.

Un libro che pone un accento sulla vita di Raimondo de’ Sangro e sulle sue opere, sui segreti, sui misteri e sulle verità velate.

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