Due docenti di Genetica Medica dell’Università Federico II di Napoli, di recente, hanno pubblicato sulla rivista Science uno studio che sembra evidenziare la presenza di cinque mutazioni di tipo specifico su due geni, che sembrano poter essere alla base della possibile predisposizione ad ammalarsi in modo più grave.

Ciò significherebbe che le mutazioni specifiche del DNA potrebbero dunque avere un potenziale ruolo nel caratterizzare le forme più serie dell’infezione, dato che in alcune persone essa sembra decorrere quasi senza sintomi in alcuni e in altri finisce per diventare così grave da condurre alla terapia di tipo intensivo.

Ad essere stati analizzati sono due particolari “pezzetti” di DNA: TMPRSS2 e MX1; sui loro due tratti genetici sembrano concentrarsi ben cinque mutazioni che potrebbero concretamente consentire di poter spiegare al meglio come avviene l’evoluzione più seria dell’infezione, insieme ai fattori già noti.

Per arrivare a tale analisi dettagliata è stato necessario prendere in esame qualcosa come più di un milione e mezzo di informazioni genetiche raccolte in tutto il mondo – comprese quelle appartenenti a circa settemila persone con il Covid-19 sviluppatosi in forma seria – ma, grazie a tale indagine, potrebbe svilupparsi in futuro la prassi di poter valutare – con appositi test del DNA – la conformazione del patrimonio genetico dei soggetti malati, allo scopo di poter prevedere in anticipo chi potrebbe correre il maggior rischio di ammalarsi.

Dato che il virus del raffreddore è provocato da ceppi legati alla famiglia dei rinovirus e anche di altri coronavirus, i “classici” sintomi come starnuti, occhio rossi e un “normale” senso di spossatezza – causati dal classico malanno di stagione – potrebbero fungere come una sorta di “stimolo” per le difese e riuscendo a generare una sorta di agente antivirale naturale prodotto dall’organismo: l’interferone.

La sua azione, in qualche modo, potrebbe, teoricamente, limitare l’attacco del virus Sars-CoV-2, riducendo la strada alla sua replicazione attraverso un meccanismo “competitivo” tra virus, che renderebbe il raffreddore un “amico” della salute contro la gravità e l’intensità di Covid-19, di cui sono state già identificate, da diverso tempo, le tipologie genetiche collegate ai gruppi sanguigni e al controllo dei normali meccanismi dell’infiammazione che potrebbero influire su di essa.

Fonte articolo: dilei.it

Fonte foto: cosicomodo.it

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