Agli inizi degli anni ’60 fu declinato dai teorici del caos un concetto chiamato “Effetto farfalla”.
“Può bastare il battito d’ali di una farfalla in Brasile per provocare un uragano nel Texas”.
Ora non sappiamo se l’epidemia in Cina da coronavirus stia producendo un “effetto farfalla” tale da creare sconvolgimenti nel resto del mondo, ma certo è che in un mondo così globalizzato questa epidemia sta provocando il panico nei mercati finanziari, in quelli merceologici, in quelli dei trasporti, soprattutto aerei.
Scrive il Time “La nazione più popolosa del mondo è parte integrante dell’economia globale, è il maggiore produttore di beni, importa più greggio di qualsiasi altro Paese, produce 150 milioni di viaggi all’estero, per un valore di 277 miliardi di dollari solo nel 2018”. Insomma è il più grande mercato del mondo.
La possibilità di sviluppare pandemie è strettamente legata al nostro modo di vivere connessi e di condividere la stessa sorte.
Nei secoli passati è stata “l’Europa civilizzatrice” a portare malattie e contagi nei mondi conquistati: vaiolo, tifo, influenza, difterite, morbillo, sifilide. E la stessa Europa è stata devastata da peste, colera, vaiolo, tifo.
Fortunatamente la maggior parte di questi flagelli sanitari è stata debellata dall’osservanza di norme igieniche e alimentari e, soprattutto, dai vaccini.
Ma l’OMS fa bene a ricordarci che appena meno di due anni fa un’epidemia di morbillo (più contagioso del coronavirus), ha ucciso, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, più di 140.000 persone.
Ma il contagio da notizie false è parimenti pericoloso. L’eccesso di informazione che spesso si rivela falsa, rende più difficile la soluzione del problema.
Il nostro Ministero della Salute raccomanda che l’osservanza di semplici norme igieniche, come il lavarsi spesso le mani, allontana il contagio (e parliamo della semplice influenza che colpisce ogni anno milioni e milioni di persone, facendo migliaia di vittime). Ma quanti osservano queste norme e magari sono gli stessi che oggi evitano i ristoranti cinesi e guardano con sospetto i cittadini cinesi che da anni sono integrati nelle nostre comunità? Ad esempio la comunità cinese di S.Giuseppe Vesuviano in questi giorni sta vedendo una riduzione drastica delle vendite nei loro negozi di abbigliamento.
Sono comportamenti del tutto irrazionali derivati da un senso generale di insicurezza, smarrimento, chiusura nel proprio privato.
Per finire bisogna fare una riflessione: il World Economic Forum ha pubblicato recentemente i dati dei rischi globali a cui gli abitanti della terra sono esposti.
Ebbene, quelli a maggior impatto distruttivo sono i rischi ambientali che si trovano al primo, terzo e quarto posto. Il secondo posto è occupato dalle armi di distruzione di massa. Le pandemie sono contemplate ma con impatto minore.
Ma i danni enormi derivati dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento progressivo della terra hanno meno impatto sulla gente perché non viene vissuto direttamente sulla propria pelle come l’insorgenza di una malattia.